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L'elogio funebre della BPVi. E di tutta "questa" Vicenza

Di Citizen Writers Sabato 30 Aprile 2016 alle 09:45 | 1 commenti

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Di Michele Lucivero

Ma quanto sono composti questi vicentini? C'è da imparare dai vicentini, e dai veneti in generale, su come affrontare questioni anche gravi che riguardano la loro salute e il loro patrimonio economico; questi nostri concittadini potrebbero dare lezioni di compostezza a tutti gli italiani e in particolare, ad esempio, ai campani, quei piagnoni che denunciano i camorristi che hanno interrato rifiuti tossici nei loro territori, ai pugliesi, che si sono lamentati fin troppo delle morti di tumore causate dalle polveri dell'Ilva, a toscani e marchigiani, che rompono le scatole per pochi risparmi andati in fumo, persino ai siciliani che per una installazione satellitare americana nei pressi di Niscemi hanno sollevato un gran polverone che ancora si arrovella tra procure e tribunali.

Ma forse, oltre alla compostezza, i veneti dovrebbero dare a tutti gli italiani lezioni di corporativismo e solidarietà, cioè su come difendere loschi personaggi, ladri in grande stile, untori, ma di successo, e amministratori locali, purché veneti, giacché si sono convinti negli anni che nessun male può venire da un veneto e che piuttosto i loro problemi sono causati sempre da elementi esterni alla loro composta popolazione. C'è da dire che alcuni meccanismi sociologici e antropologici relativi all'individuazione di un nemico comune, di un capro espiatorio cui addossare tutti i mali della società funzionano da sempre e in questi territori il lavoro fatto a partire dagli anni '80 dalla Liga Veneta, e negli anni '90 in grande stile dalla Lega Nord, è stato davvero efficace nell'individuare nel terrone, nell'immigrato extracomunitario, negli zingari o in "Roma ladrona" i perni intorno ai quali catalizzare un sentimento di solidarietà nei confronti di tutti coloro i quali remavano contro il mito di un ricco, avanzato e pulito Nord-Est.

Ecco, c'è tanto da imparare dai vicentini, e dai veneti in generale, solo che ultimamente mi sembrano un po' disorientati, sempre composti e solidali intendiamoci, ma leggermente smarriti, in una gravosa situazione di dissonanza cognitiva tra ciò che credono e ciò che si sente, vagamente, dire in giro a proposito di BpVi e Pfas.

Ovviamente sullo sfondo c'è un bel lavoro fatto sempre dai politici e dai giornali locali nell'insabbiare, edulcorare e sabotare ricerche e informazioni poco funzionali a quello spirito di solidarietà e compostezza che i veneti devono mostrare per far sì che loro possano governare senza intoppi e raggiungere virtuosi pareggi di bilancio da sbandierare agli altri amministratori di tutta Italia. Certo, tutto ciò, sia chiaro, a danno della popolazione.

Perché i veneti, a parte qualche sparuto gruppo di attivisti sobillatori e comunisti attempati, hanno accettato la militarizzazione di tutta la regione, da Chioggia a Ceggia, da Bovolone a Oderzo, passando da Codognè e Conselve, per finire con la "nucleare" Longare: un'invasione americana, extracomunitaria anche quella, che negli anni, superata la minaccia sovietica, non si è assolutamente ridimensionata, ma è andata crescendo come base logistica per il Medioriente, facendo addirittura di Vicenza, con l'ampliamento della base nel sito dell'aeroporto civile Dal Molin, il principale punto di riferimento per l'esercito statunitense in Europa.

E tutto ciò con il benestare dei politici locali che glissavano sui pericoli reali che le testate nucleari americane causavano sulla salute dei propri concittadini e al tempo stesso puntavano il dito sul pericolo dell'invasione degli extracomunitari, che rubano il lavoro ai vicentini, magari nelle concerie, dove, in realtà, gli stessi non volevano più entrare!

E che dire dei circa 120.000 azionisti della Banca Popolare di Vicenza che hanno perso tutti i propri risparmi, tante famiglie venete, ma anche grandi azionisti come i Ravazzolo, leader nell'abbigliamento, gli Amenduni delle Acciaierie Valbruna, che però forse non hanno perso un bel niente perché hanno investito (nel tempo e su altre attività, magari) con i soldi prestati dalla banca stessa, perfino la Diocesi di Vicenza ha perso i propri risparmi, circa un milione e mezzo di euro! Di tutto ciò, la testata locale, Il Giornale di Vicenza ha preferito non parlare, non pubblicare nemmeno i nomi dei grandi investitori beffati, a differenza del Corriere della Sera, ad esempio (e del "piccolo" VicenzaPiu.com ora, perciò, citato in tribunale dalla disossata Fondazione Roi e dal suo  quello stesso Gianni Zonin che nessuno osa, invece e ancora, portare davanti a un giudice).

E adesso spunta, timidamente, qualche articolo in più sulla questione dei Pfas, sostanze perfluoro alchiliche, che avrebbero inquinato la falda di gran parte della provincia di Vicenza con propaggini in quella di Verona e Padova ad opera di industrie locali, come la Miteni di Trissino, la farmaceutica Zambon di Almisano di Lonigo, l'industria chimica FIS di Montecchio Maggiore, che hanno nel tempo letteralmente avvelenato i terreni, e adesso si discolpano, addossando la responsabilità a tutto l'indotto della Valle dell'Agno.

I primi articoli risalgono a circa un paio di anni fa, quando il Prc denunciava la cosa, ma i vicentini sono rimasti composti e ancora non riescono a credere che la loro esistenza è messa a rischio da elementi interni al proprio territorio, semplicemente non può essere così.

Del resto, quando l'informazione locale, che occulta e distorce, è fortemente pregiudicata da logiche politiche e consorterie economiche tutte concordi nell'indirizzare l'opinione pubblica verso un nemico esterno di turno, piuttosto che sulla deturpazione del territorio e sul depauperamento della popolazione, è facile che si creino generazioni di uomini e donne composte davanti alle gravi questioni che accadono sotto i loro occhi.

Ciò accade per un motivo molto chiaro dal punto di vista socio-antropologico e cioè che il meccanismo cognitivo che ha plasmato negli ultimi anni l'universo simbolico del vicentino, come del Veneto in generale, è tale per cui è scontato che semplicemente non può venire nulla di male dal proprio territorio, dalla propria comunità.

È il risultato di una logica corporativa e comunitaria che ha preso il sopravvento rispetto ad una logica, ritenuta inspiegabilmente obsoleta, che vede una concentrazione di potere prendersi impunemente gioco di una fetta enorme della popolazione che subisce inerme, quasi irretita, le decisioni politiche ed economiche sulla propria pelle e al tempo stesso deturpa, sperpera, inquina. Al momento opportuno quella cerchia ristretta di potentati sfrutterà comodamente la sua condizione economica di privilegio per assecondare un diritto globale che le permetterà di delocalizzare e fuggire verso lidi più puliti e sicuri, in barba alla solidarietà veneta di facciata.

Ci sarebbe da fare un bel lavoro a livello educativo nelle scuole per sovvertire la logica corporativa e lasciare che la popolazione si riappropri concretamente, e non ideologicamente, del proprio territorio, della propria economia, della propria salute, nella consapevolezza che il prezzo da pagare per la propria compostezza è ormai troppo alto e forse non è più il momento di inseguire velleità secessioniste e indipendentiste, soprattutto per una città, unica in Italia, dal passato glorioso, decorata con due medaglie d'oro al Valore Militare per il Risorgimento e la Resistenza.

Forse è il caso che la fase della compostezza lasci il passo alla mobilitazione!


Commenti

Inviato Sabato 30 Aprile 2016 alle 12:18

In effetti il fulcro della questione sta proprio nella scuola. La scuola, non solo a Vicenza, non solo nel vicentino, non solo in Veneto ma in tutta Italia, essendo a ragione riconosciuta come luogo principe della formazione dei cittadini, sotto attacco da oltre un ventennio. Un attacco finalizzato a trasformare una fucina di menti, in un parcheggio per futuri, obbedienti esecutori.
Dalla scuola sarebbe necessario ripartire dalla scuola statale, pubblica, unica in grado di "rivoluzionare" il processo economico-sociale (avviato dallle classi dirigenti del ventennio berlusconiano e perpetuato dalle attuali) che altrimenti porterà l'Italia, il Veneto, il vicentino e Vicenza, trasformarsi a in un Paese composto e obbediente.
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