L'indennizzo pagato ai vecchi soci da BPVi e Veneto Banca non è tassabile: una soluzione, al solito, rabberciata che sta bene a tutti
Giovedi 21 Dicembre 2017 alle 10:37 | 0 commenti
La Direzione Centrale Normativa dell'Agenzia delle Entrate, con la risoluzione 153E del 18 dicembre 2017, comunicata da Intesa Sanpaolo agli ex soci con una recente lettera, che in qualche passaggio si presta a interpretazioni dubitative, metterebbe la parola fine alla questione tassabilità dell'importo pagato dalla Banca Popolare di Vicenza e da Veneto Banca in via di transazione ai soci truffati. Il ragionamento è chiaro: si tratta di un ristoro e conseguentemente l'importo pagato non è tassabile. E questo appare del tutto corretto. Ma l'Agenzia delle Entrate ha dovuto fare i salti mortali, per contrastare la tesi sostenuta a risposta ad interpello n. 907-6522017 della Direzione Regionale del Veneto, Agenzia delle Entrate, che invece, e correttamente, ne aveva sostenuto la tassabilità (problema da noi segnalato per primi, poi da noi analizzato e, infine, confermato da Il Sole 24 Ore che riprendeva la nostra segnalazione e le nostre tesi).
La tassabilità sul'importo pagato dalle due banche venete era sostenuta non in quanto ristoro, che appunto non andava tassato, ma per un piccolo codicillo, piccolo ma importante. Con la accettazione della proposta, il socio si impegnava infatti anche a non intraprendere azioni giudiziarie o a cessarle. In definitiva, si rientrava nell'obbligo di fare o di non fare, fattispecie questa invece correttamente da tassare.
Come fa ora la Direzione centrale a risolvere questo bel problema? Si dimentica di questo particolare, salvando così i risparmiatori e anche le stesse banche, che non avevano effettuato alcuna ritenuta (per oltre 100 milioni), sulla base di errati pareri dati di un noto studio tributario di Milano. Ma ora magicamente torna tutto a posto, e tutti sono contenti, giustamente. I soci, che già hanno perso quasi tutto, le banche, che non avevano pensato di fare la dovuta ritenuta, il personale delle Agenzie delle Entrate, che non dovrà fare azioni accertative su soggetti già provati.
Tutto bene, quindi? Non del tutto. Un errore, un grave errore era stato fatto; ora però si è rabberciata una soluzione pratica.
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