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Il giornalista romano Luca Cirimbilla racconta Francesco Iorio, l'ex Ad della BPVi che le ha raccontate a tanti per 5.580.000 €. Lordi...

Di Pietro Cotròn Sabato 10 Dicembre 2016 alle 23:32 | 0 commenti

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Se il 4 dicembre l'Italia ha detto No al referendum imponendo a Matteo Renzi le sue, coerenti, dimissioni, il No di Atlante alla sua gestione, diciamo carente?, ha "imposto" a un riluttante Francesco Ioro le dimissioni da Ad della Banca Popolare di Vicenza ingaggiato da Gianni Zonin che l'ha strappato, udite udite, alla concorrenza di Ubi Banca, dove percepiva solo, poveretto, qualche centinaia di migliaia di euro firmandogli il 1° giugno 2015 una anomala buona entrata da 1,8 milioni di euro, triplicandogli all'incirca lo stipendio a 1,5 milioni e assicurandogli una buonuscita da 1,5 milioni... benefit e doppia auto a parte. L'arrivo di Atlante aveva "umiliato" il 48enne manager che, dopo aver incassato la buona  entrata, per rimanere fu costretto, poverino, a rinunciare alla buonuscita da 1,5 milioni... Ma, si sa, costringere qualcuno a fare qualcosa genera rancori.

E Iorio, infatti, ora che è stato di(s)messo, dopo 18 stipendi da 125.000 euro al mese (fanno in totale 2,25 milioni, lordi per carità...) e per andarsene senza colpo ferire, ma anche senza essere "ferito" da alcun colpo per la mancata attuazione plurima di promesse e piani industriali (che dolore per BPVi e vecchi soci a cui promise mari e monti!) si è accontentato di una liquidazione da gentiluomo: non ha preteso una annualità da 1.500.000 euro ma, incassando, la fonte è certa, solo... 1.480.000 euro ha compiuto il bel gesto di lasciare ben 20.000 euro ai suoi ex datori di lavoro (?), forse il valore della svalutazione della Mini Countryman ricevuta come seconda auto da Zonin & c. e che faceva parcheggiare dalla moglie sulle strisce e contro mano.

Se per la mancata quotazione in borsa, il suo primo flop, era fiducioso, diceva, e ha fatto spendere alla banca, oltre ai remunerazioni ai consulenti, tra cui KPMG, ben 60 milioni di euro per compensi al consorzio di (non) collocazione, in cui nessuna garanzia c'era da parte di Unicredit, come invece ancora scrive senza ritrovare un minimo di pudore verso i poteri il giornale confindustriale locale.

Se conteggiamo nei suoi costi anche quelli della decade di suoi uomini strapagati di cui si è attorniato e che, per fare cosa lo si saprà ora che non hanno più lo schermo dell'ex Ubi, ancora percepiscono lauti stipendi ai vertici della fu (in tutti i sensi?) Popolare Vicentina (e Jacopo De Francisco è stato appena promosso anche in Banca Nuova...), ora Gianni Mion e Fabrizio Viola capiranno perchè pensare di risolvere in parte i problemi della banca tagliando i costi del personale da 1.500 euro al mese appare insultante per chi sta alla cassa delle filiali o dietro scrivanie per quanto obsolete le avesse fatte diventare Zonin e per quanto le abbia lasciate Iorio dopo 18 mesi di lavoro.

"Sappiamo già che non c'è giustizia, e quella poca che c'è partecipa ai convegni organizzati dai legali di Zonin. Viva Vicenza!" ci hanno scritto con parole diverse, ma in sostanza uguali, tanti lettori e questo farebbe male se fosse vero, come fa indubbiamente male vedere giocare ancora sulla pelle dei soci, ai loro vari livelli, Zonin, Sorato e tutti i dipendenti bancari che quei soci hanno truffato.

A casa con pene e penali proporzionali agli danni, agli stipendi e ai premi ricevuti dovrebbero andare tutti coloro che hanno distrutto soci e dipendenti onesti!

Ma, siccome crediamo sempre alla funzione della denuncia e diamo fiducia alla capacità di Mion, Viola e Cappelleri, ognuno per le proprie competenze, di punire gli errori dolosi e di sanzionare quegli professionali, riportiamo quanto scritto, soprattutto sul modo di porsi in BPVi di Iorio, da parte di Luca Cirimbilla, un combattivo giornalista dell'OdG del Lazio, non uno pseudonimo, su  "L'ultima Ribattuta" (sottotestata: Notizie e retroscena che i media nascondono) diretta da Guido Paglia, un ex direttore centrale Rai, discusso anche per le sue idee politiche molto distanti dalle nostre (fatevene qui un'idea) ma che lascia scrivere e se ne prende la responsabilità. 

Che poi non sarebbe un atto coraggioso, lo diciamo sempre a tutti i nostri lettori quando si complimentano con noi per le nostre battaglie, ma solo un dovere di chi fa il giornalissta tanto più se quello che scrive è documentabile o dimostrabile.

Valutate voi dove non sia più che credibile la ricostruzione dell'operato ma soprattutto dello stile di Iorio firmata Cirimbilla e fatta di dati e di valutazioni raccolte all'interno dell'Istituto di Via Btg. Framarin. Noi caso mai ci aggiungeremmo qualcosa, di concreto, ma stasera è tardi e in passato lo abbiamo fatto passo passo per cui basta cliccare qui per ricostruire giorno dopo giorno le gesta dell'ex Ad, che, comunque, a casa ha portato in 18 mesi 5.550.000 euro, anzi no, pardon dr. Iorio, non ci denunci, solo 5.530.000 euro, lordi.

E ora Iorio non ci chieda di precisare anche in che senso intendiamo "lordi", lasci a noi almeno questa libertà...

Pubblichiamo, quindi, l'articolo oltre che per raccontare a firma altrui quanto i dipendenti locali, terrorizzati, ci pregano di non scrivere dopo avercelo detto dietro promessa di non rivelare le fonti, anche per "aiutare" il collega a non subire "contraccolpi", come è successo a noi per mano di Gianni Zonin per il caso Fondazione Roi, da parte di qualche legale di clienti danarosi reduci, magari, da "buone uscite" pantagrueliche .

Pur se secondo noi Cirimbilla è talvolta troppo "buonista" con "l'imprenditore vinicolo", ma lui da Roma non sa o non percepisce tutto..., rispettiamo tutto il suo pezzo, non solo quello che condividiamo al 100%, e allora lo pubblichiamo integralmente per i nostri lettori chiarendo che il collega romano ha chiamato buonuscita il totale degli importi percepiti dall'ex Ad (forse pensando insieme a molti soci e dipendenti che il totale degli emolumenti fosse a fronte di zero risultati e, quindi, tutti... buoni per l'uscita) ma ha fatto i conti sui primi lanci di agenzia che oggi siamo in grado di puntualizzare con i conteggi che vi abbiamo appena fatto.

Pubblicità BPViGO su La RibattutaP.S. Una nota beffarda: intorno al pezzo su L'ultima Ribattuta scorre la pubblciità di BPViGO, la pubblicità della Banca Popolare di Vicenza che, pur di fare raccolta, la compensa con l'assurdo tasso del 2,5% e mette in palio una Mini. Quella della moglie di Iorio?

Ironia della sorte o un'altra follia?


Popolare Vicenza: ritratto segreto di Iorio, ceo (d'oro) uscente

di Luca Cirimbilla, da L'ultima Ribattuta

Fa discutere la buonuscita di Iorio (6,3 milioni dopo solo 18 mesi) da Popolare di Vicenza: una fonte interna ci ha svelato il suo operato. Francesco Iorio, infatti, da alcune segnalazioni arrivate dall'interno di Popolare di Vicenza, si è presentato subito in banca come una persona arrogante, presupponente e sprezzante. Nessun rispetto verso i vecchi funzionari, trattati malamente, che avevano fatto solo il loro dovere e non erano certo responsabili di quanto deciso da Zonin e Sorato.

All'inizio arrivava sempre tardi alle riunioni e mentre Zonin lo presentava agli altri dipendenti, lui tirava fuori il telefonino e cominciava a giocare, a mandare SMS, a sbadigliare, anche quando Zonin gli parlava: e questo perchè voleva fargli capire che lo considerava una nullità.

E riguardo sprechi e costi? Sembra che in Popolare di Vicenza le agende per il 2016 fossero state già stampate a fine 2015: nonostante questo Iorio decise di mandarle al macero perche' voleva far passare l'idea che lui era uno che risparmiva, a differenza di Zonin.

Quale era il livello di programmazione con Iorio? Dall'interno della banca trapela che non abbia mai avuto un piano. Anzi, invece di tenere la ciurma unita e remare tutti insieme, ha fatto l'esatto contrario, mettendo l'uno contro l'altro: in banca qualcuno sostiene che sia stato mandato da UBI per distruggere una pericolosa concorrente, molto attiva all'estero.

Inoltre, Zonin voleva far tornare Divo Gronchi che avrebbe gestito la patata bollente con piu' discrezione, impedendo al valore azionario di azzerarsi. Invece - sempre secondo le segnalazioni - Iorio fu piazzato lì dalla BCE e da Draghi, pur non avendone i titoli: basta vedere il suo CV per capirlo. E' uno che ogni due anni cambia lavoro e trova sempre qualche fesso che gli dà fiducia.

Per questo - secondo la regola di Peter, aveva già raggiunto il livello massimo della sua incompetenza - alla Ubi avevano stappato champagne quando se n'era andato e si sono subito lanciati nell'aprire nuovi uffici esteri, cosa alla quale lui e' sempre stato contrario per partito preso.

L'unica cosa che è riuscita a fare in Pop Vicenza? È stata chiudere tutti gli uffici estero, che costavano poco e generavano buoni profitti. Un vero fiore all'occhiello per la banca. Invece di chiuderli avrebbe potuto venderli a una banca alla ricerca di estero.

Oltretutto, per rendere meglio l'idea, con lo stipendio annuo di Iorio quasi si pagava tutto l'estero: Shanghai, Hong Kong, San Paulo del Brasile, New York, Mosca. New Delhi e Mumbai chiuderanno a breve. Il loro costo si aggira sui 2,7 milioni annui, mentre lo stipendio di Iorio era di 1,8 milioni più bonus d'entrata e d'uscita.

Lui stesso l'aveva dichiarato alla stampa, prima del Natale 2015: "Gli uffici esteri costano poco ma li chiuderemo" prima ancora di parlarne in banca. L'importanza di questi uffici, ben radicati e ben funzionanti, per l'industria vicentina, toscana e siciliana, era enorme, essendo stati una grossa fonte di contatti, assistenza alle esportazioni e alle LC, ma ora tutti sono gia' chiusi, senza che la stampa ne abbia mai parlato.

Iorio riuscì a imporre questa sua linea al vecchio consiglio della banca, prima che decadesse, creando un clima di "intimidazione camorristica" e senza che nessuno (tranne uno, un imprenditore vinicolo) abbia avuto il coraggio di dire che lui era contrario.

È chiaro come in Cina, Hong Kong e Brasile non vorranno piu' sentire parlare di Banca Popolare di Vicenza. In Brasile - ad esempio - c'erano voluti 2 anni di avvocati e di spese per avere l'autorizzazione per aprire dalla banca centrale e dopo un anno e mezzo hanno chiuso.

Iorio, secondo le indiscrezioni arrivate dall'interno dell'istituto, avrebbe fatto il furbo e non avrebbe mai davvero tentato di salvare la banca. Non solo: avrebbe assunto in banca - da quanto si apprende - una squadra di persone poco capaci, come De Francisco, il suo vice, strapagandoli che ora rimarranno al loro posto. L'unico interesse di Iorio - dunque - sarebbe sempre stato quello di farci dei milioni e poi mollare la barca - meglio dire la banca - che affonda.

Tutti in banca sono rimasti basiti quando Atlante lo ha riconfermato con il nuovo consiglio: ora se ne e' andato poco prima della pubblicazione del bilancio, che sara' scritto in rosso sangue. Gli affari vanno a rotoli e Atlante, che lo sa lo ha buttato fuori a scarpate.

Per quale assurdo motivo Iorio non ha mai voluto incontrare i responsabili degli uffici esteri? A nessuno in Popolare di Vicenza è sembrata una cosa normale. Addirittura, durante la sua strombazzata visita negli USA alla ricerca di fondi d'investimento non ha neppure voluto visitare l'ufficio di New York della banca e parlare con il suo responsabile. Poi però quando si presentava ai convegni blaterava di globalizzazione.

Se cercava davvero fondi, perche' non ha chiesto alle responsabili di Hong Kong e di Shanghai - che avevano contatti d'oro con miliardari cinesi - chiedendo loro di investire nel futuro della Banca? Aveva troppo da fare?

Eppure - secondo le testimonianze arrivate dalla banca - in banca lo si è visto sempre molto poco: negli ultimi due mesi non c'era quasi mai... nessuno sa che diavolo stesse facendo.


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