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Transazioni BPVi e Veneto Banca: l'ambito in cui nascono va valutato, pragmaticamente. Lo scrive un lettore, lo commentiamo noi aggiungendo le differenze da MPS

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 15 Gennaio 2017 alle 11:14 | 0 commenti

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Le decine di migliaia di soci traditi dalle precedenti gestioni delle due ex Popolari Venete stanno provando ad orientarsi per farsi i propri convincimenti in base alle diverse esigenze e necessità personali ascoltando se stessi, ma anche la variegata discussione sulle proposte di transazione fatte a 75.000 di loro da Cristiano Carrus, ad di Veneto Banca, e ad altri 94.000 da Fabrizio Viola, ad di Banca Popolare di Vicenza oltre che presidente del Comitato esecutivo dell'Istituto montebellunese. Ci arriva a tal proposito una riflessione da parte di un lettore che merita attenzione per il pragmatismo a cui fa riferimento e per la distinzione netta, fatta anche da chi scrive, in occasione del convegno a Thiene del 12 gennaio scorso, tra la valutazione della gestione attuale delle due banche, volta a salvarle dal disastro precedente e con un socio praticamente unico da tutelare in primis, il fondo Atlante, e la ferma condanna dell'era precedente.

Tenendo conto, quindi, del passato, distinguendolo dal presente e riflettendo sul futuro le considerazioni del lettore, che si firma, gode della nostra stima professionale e non è uno sponsor dei poteri locali ed attuali, fidatevi della firma di chi ha mandato alle stampe, per rispetto della verità nascosta da altri media locali e a proprio rischio e pericolo, "Vicenza. la città sbancata",  assumono una particolare, lucida importanza. Ve le proponiamo e poi subito dopo le commenteremo.

 

Egregio direttore,

c'è grande discussione sulla proposta transattiva delle due banche venete. E' una miseria, è l'elemosina, sono quattro soldi, si dice. Ma non ci si rende conto di una cosa molto semplice. Le due banche sono sull'orlo del fallimento, nonostante i 3,5 miliardi di denaro fresco inseriti, e le loro proposte sono sì poca cosa, ma almeno qualcosa. L'alternativa è perdere tutto, non prendere tutto. Questo semplice concetto pare non si capisca o comunque non lo si abbia presente.
Il degrado economico delle due banche è evidente, e anche la allettante ma irricevibile offerta commerciale lo dimostra; come si fa a prestare quattrini a 10 anni al 5%?

Per la banca un salasso, insostenibile, per chi li presta un rischio di bail in enorme. Nessuno accetterà le proposte commerciali. Mentre invece quanto proposto come transazione pare assolutamente ragionevole ed equo. E' ben vero che si è trattato di aggiotaggio, di bilanci falsi, di perizie gonfiate, ma queste sono cose del passato.

I responsabili saranno oggetto di una tardiva azione di responsabilità, che non produrrà che qualche decina di milioni di incassi, anche, se non soprattutto, da parte della società di revisione KPMG, e di una futura, ma molto futura, azione penale, nata controvoglia e non coltivata come si dovrebbe.

I veri responsabili, quindi, alla fine non pagheranno quasi nulla, e quelli che invece dovevano controllare, e ne avevano tutti gli strumenti, Banca d'Italia e Consob, continueranno la loro inutile attività, senza responsabilità. Così vanno le cose, in Italia.

E allora una proposta transattiva del tipo di quelle fatte dalle due banche sono il massimo che ci si potesse attendere, per tutti. Ed anzi è da sperare che ce la facciano a pagare quanto promesso...

Un lettore

 

Con la serenità di chi tutto ha detto prima e non ora, affianchiamo e integriamo con qualche memo e qualche nostra considerazione, che sentiamo di fare per onestà intellettuale, la lettera, che onestamente anche se amaramente è per noi condivisibile nell'impostazione anche se i "consigli" che vi sono contenuti sarebber magari attuabili, se i tempi lo consentiranno, con forme di ristoro ai danneggiati differenziate e/o integrative .

A Vicenza, il dominus incontrastato della BPVi, e forse ancora incontrastabile fuori dalla banca, Gianni Zonin, nulla sta "soffrendo", alcuni dicono o sperano "solo per ora", in attesa dei passi futuri della procura di Vicenza, che comunque, bisogna dirlo, opera in condizioni ambientali di certo non facili e sicuramente inquinate dal passato, perpetuato ancora oggi e in prospettiva futura dai suoi protagonisti politici e categoriali e come plasticamente dimostra anche la sede in cui opera lo staff di Antonino Cappelleri, un tribunale, quello di Borgo Berga, di per se stesso frutto di illeciti in un'area sotto indagine.

A Montebelluna, invece, sembra, al confronto, egli stesso una vittima, stavolta del sistema che è almeno complice di... almeno (repetita juvant) i due crac veneti, Vincenzo Consoli, ex ad e dg di Vento Banca,  che sta pagando i suoi "errori" forse più del dovuto su richiesta della procura di Roma, sede di Banca d'Italia...

Questo contesto di mala gestio precedente, non solo locale, va assolutamente ricordato per valutare correttamente e nel suo complesso l'opera ciclopica in mano a Fabrizio Viola e al suo staff allargato: tentare un salvataggio di quel che resta di buono delle due ex Popolari, le fondamenta del territorio, rimuovendo definitivamente pavimenti  e soffitti disastrati, i crediti in sofferenza reale o truffaldina, e provando a riedificare, la fiducia, intorno ai pochi muri che sono sopravvissuti al terremoto delle megalomanie e delle ingordigie singole e di gruppo di gestori e complici, attivi e passivi, truffatori e anche solo colpevolmente incapaci.

Il tentativo di salvataggio delle due ex Popolari, non è solo una nostra opinione, passerà obbligatoriamente dall'intervento dello Stato per un semplice motivo: l'assenza, salvo miracoli da moltiplicazione di pani e pesci, di altri che possano e, soprattutto, vogliano, mettere nelle loro  malandate casse i miliardi che non sono stati trovati neanche per la terza banca italiana, MPS, per non parlare delle quattro  cosiddette Good banks (Etruria ecc.), salvate, si fa per dire, con oltre 3 milairdi di esborso e tre delle quali cedute a un euro a UBI... dopo che Bankitalia le aveva "risolte" imponendo una "strana" valutazione al 17.5% delle sofferenze, paramentro che, se fosse applicato oggi alle banche del sistema,le farebbe"risolvere" tutte.

Detto questo, i cosiddetti "investitori" (o speculatori, fate vobis) per le due venete arriveranno solo dopo che lo Stato avrà rimesso a posto i conti e quando potranno comprare a prezzi di saldo.

Ma lo Stato, qui è la differenza tra BPVI con Veneto Banca e MPS, potrà mettere soldi e poi, per provare a recuperarne almeno una minima parte o anche solo a liberarsi del fardello della gestione pubblica, potrà cercare un compratore nel mercato delle occasioni solo se non terrà in piedi decine di migliaia di controversie legali, quelle che rimarrebbero in pancia al gruppo BPVi - Veneto Banca i cui soci, tenuti all'oscuro delle loro precedenti gestioni, possono e potranno intentare non avedno goduto della libertà, legalmente... liberatoria, di essersi potuti muovere in Borsa a differenza di quelli di Monte dei Paschi di Siena, che hanno comprato e venduto nel libero mercato, sia pure drogato da errori gestionali e politici

Questi ultimi, infatti, non hanno "comprato" azioni nelle segrete direzioni di filiale della nostre ex musìne (salvadanai alla veneta, ndr) e, quindi, non avranno frecce nei loro archi se non quelle apppuntite, a... salve, da una parola ad oggi inconsueta, etica, di cui ha dimostrato di non conoscere a Vicenza il significato pieno, e non solo legale, Giusepe Zigliotto, amico di Achille Variati e noto membro del cda della BPVi nonchè presidente direttamente di Confindustria Vicenza che ora continua a guidare, dicono tutti oltre che i fatti, per interposta persona.

La sua "ignoranza" del senso vero della parola Zigliotto la dimostrò quando, attribuendo a noi l'assenza di quel requisito per la quale è ora di fatto indagato, ci rifiutò l'iscrizione, da noi chiesta (provocatoriamente?), alla sua associazione, quella che col suo giornale e la sua tv ha mediaticamente contribuito alla povertà di moltissimi vicentini e veneti, per non parlare di toscani e siciliani.


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