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La lettera denuncia del consigliere regionale Antonio Guadagnini: Veneto Banca aveva l'influenza, BPVI era messa peggio, ma con la "cura" subita, oggi hanno la polmonite acuta

Di Citizen Writers Sabato 20 Maggio 2017 alle 00:01 | 0 commenti

Il consigliere regionale Antonio Guadagnini ha già letto in Consiglio regionale una coraggiosa lettera denuncia sulle diversità delle situazioni delle due ex Popolari venete da lui ricostruite e sulla disparità dei trattamenti da lui rilevati per Veneto Banca rispetto alla Banca Popolare di Vicenza, entrambe ora ridotte come sono a causa, scrive il Consigliere regionale, di questi comportamenti e della "colpevole indifferenza da parte di autorità, CDA e manager verso il principio cardine che tiene in piedi ogni azienda, gli istituti di credito sopra ogni altro: la fiducia". Guadagnini ha letto il suo documento tra una preoccupante indifferenza generale documentata dal video qui riproposto e ha provato anche a diffonderlo tramite una serie di media, pochi dei quali, e non sempre nella versione integrale di seguito riportata, hanno accettato oggi di renderla nota. Ogni commento appare superfluo su auanto apepna detto, molto utile su quanto leggerete qui, liberamente.

Veneto Banca aveva l'influenza, BPVI era messa peggio, ma con la "cura" subita, oggi hanno la polmonite acuta

I due istituti veneti sono stati per decenni il fiore all'occhiello di un'economia dalla forza e dall'impulso propulsivo dirompenti, quella veneta. Allora come è potuto accadere un così repentino tracollo?
La responsabilità va individuata nella colpevole indifferenza da parte di autorità, CDA e manager verso il principio cardine che tiene in piedi ogni azienda, gli istituti di credito sopra ogni altro:

                                                                      La fiducia

Concedendo la buona fede, burocrazia e organi di controllo non hanno saputo valutare le conseguenze delle loro azioni, in un momento particolarmente difficile per tutto il sistema del credito italiano. Certo, è curioso che Banca d'Italia con l'ispezione del 2012 in Popolare di Vicenza non abbia rilevato alcun elemento degno di essere sanzionato (nel mentre contemporaneamente sanzioni sempre più pesanti venivano dispensate a molte centinaia di amministratori e sindaci in tutta Italia in banche e intermediari finanziari che oggi stanno, in molti casi, incommensurabilmente meglio della Popolare di Vicenza e dove, in alcuni casi, i soci hanno anche avuto ingenti guadagni anziché vedere azzerato il loro investimento). Con quanto sta emergendo non si capisce se sia stata incapacità di vedere o volontà di non vedere.

Ecco gli eventi del tracollo così fragoroso:

〈 Popolare di Vicenza e Veneto Banca vengono ispezionate da Banca d'Italia rispettivamente nel 2012 e nel 2013. Le risultanze sono positive per la prima mentre sono così negative per la banca trevigiana che le viene imposto il cambio dell'intero Consiglio di Amministrazione e la ricerca di un partner di elevato standing (individuato dalla vigilanza italiana proprio nella Popolare di Vicenza).
〈 Con l'Assemblea di aprile 2014 l'intero consiglio di amministrazione di Veneto Banca si dimette ma, nonostante le sollecitazioni di Banca d'Italia, rifiuta la fusione con Banca popolare di Vicenza della quale probabilmente intuisce la reale situazione. Abbiamo letto poi quanto riportato nei verbali del cda di Veneto Banca in cui si narra della convocazione del Presidente e dell'AD di Veneto Banca presso l' azienda agricola di Aquileia del cav. Zonin che comunicava che l'incorporazione doveva avvenire senza condizioni.
〈 Nell'ottobre 2014 l'Asset Quality Review e gli Stress Test (esami condotti dalla BCE su 128 banche europee) sanciscono invece una inequivocabile differente verità: Veneto Banca viene promossa, Popolare di Vicenza no. Le differenze di valutazione tra Bankitalia e BCE arrivano in alcuni casi anche al 30%: errori dovuti ad incapacità o intenzionali? Nel frattempo però i danni reputazionali fatti dalle ispezioni Bankitalia cominciano a minare la fiducia di clienti e soci.
〈 Nel gennaio 2015 il decreto legge del Governo Renzi obbliga tutte le banche popolari con attivo di bilancio superiore agli 8 miliardi di € alla trasformazione in spa. Tra queste rientrano anche le due banche venete, che sono però - alla data del decreto - le uniche a non essere quotate (che ci sia qualche relazione con il progetto di fusione delle due popolari?). In quanto tali, valutano le proprie azioni al patrimonio netto contabile più l'avviamento come viene stabilito dagli statuti, come si è fatto per molti anni senza che nessuno intervenisse, come peraltro fanno ancor oggi tutte le altre banche popolari non quotate (ad es. Popolare di Bari, Popolare Alto Adige, Valsabbina, popolare di Cividale, etc.). Tutto alla luce del sole e soprattutto con il consenso di Banca d'Italia e Consob.
〈 Nel febbraio 2015 la BCE aumenta i coefficienti patrimoniali minimi dall'8% al 10,25% e impone a entrambe le banche venete la pronta trasformazione in spa, un robusto aumento di capitale (1,5 miliardi di € per Vicenza, 1 miliardo di € per Veneto Banca) e la contestuale quotazione in Borsa.
〈 Sempre nel febbraio 2015 la inutilmente spettacolare e volutamente mediatica perquisizione effettuata dalla Guardia di Finanza in Veneto Banca mette ancor più a repentaglio (come dimostrano i dati di bilancio) la fiducia di clienti e soci. A Vicenza la perquisizione stranamente arriva solo a giugno 2016.

 

Raffronto Bilancio Consolidato GRVB

 

 

 

Fonte: Bilanci Consolidati VB - dati (x000.000)

variazione

var %

 

2016

2013

2016-2013

2016-2013

raccolta diretta

20.031

26.340

-6.309

-24,0

raccolta indiretta

21.831

26.373

-4.542

-17,2

crediti vs clienti

19.292

26.392

-7.100

-26,9

PBL

61.154

79.105

-17.951

-22,7

 

2016

2013

variazione

var %

margine intermediazione

700

1.046

-346

-33,1

           

 

Cifre che descrivono il drammatico deterioramento del rapporto fiduciario da fine 2013. Ma con i nuovi CDA e Manager non avrebbe dovuto esserci il rilancio delle 2 popolari venete?

〈 Il decreto Legge del Governo Renzi, già ampiamente criticabile per l'urgenza imposta (dove urgenza non c'era), viene stravolto nella sostanza dalle norme attuative scritte da Banca d'Italia. Di fatto viene impedito ai soci di esercitare il diritto di recesso sancito dal codice civile. Ancor più grave il fatto che alle due popolari venete venga impedito di trasformare in Spa la sola attività bancaria, mantenendo il governo nella holding cooperativa. In tal modo il prezzo delle azioni stabilito dall'assemblea avrebbe continuato ad essere rappresentato dal patrimonio netto, così come tuttora avviene per le tutte le altre banche popolari non quotate. In tal modo, però, non ci sarebbe stata la fusione...
〈 Il Consiglio di Stato boccia senza appello le norme attuative volute e scritte da Banca d'Italia. Ma purtroppo per Veneto Banca e Popolare di Vicenza e soprattutto per i soci non è più possibile tornare indietro. Popolare di Sondrio e Popolare di Bari che hanno rinviato la trasformazione fino all'ultimo, non essendo sollecitati e costretti da nessuno, sono ancora cooperative e nel frattempo l'attuazione della legge è stata sospesa...
〈 Comincia una serie di prelievi dalle tasche dei soci che non avrebbero dovuto essere consentiti; si raccontano improbabili storie di risanamento che si rivelano a distanza di settimane totalmente inattendibili e a distanza di mesi semplicemente ridicole ma su queste basi si prelevano dalla tasche dei soci di Veneto Banca 500 milioni di € per un aumento di capitale a 36,00 € e si converte forzosamente un prestito obbligazionario con le azioni attribuite a 39,5 €; la CONSOB vigila con rigore sulle carte, la Banca d' Italia interloquisce sul valore delle azioni senza assumere nessuna iniziativa. Il risultato è che quasi un miliardo di euro esce dalla tasche dei soci per venire bruciato nel giro di qualche mese o poco più;
〈 Su queste due operazioni non risultato indagini mentre è tutt'altra l'attenzione sul prezzo delle azioni fissato dall'assemblea che, a quell'epoca, aveva già un valore solo teorico
〈 Un piccolo riassunto di ciò che è successo nell'era della "moralizzazione": il prezzo dell'aumento di capitale 2014 di Veneto Banca viene fissato a 36,00 €, la conversione forzosa del prestito convertendo Veneto Banca messa a 39,5 €, dopo qualche mese, il prezzo di recesso viene fissato a 7.3 €... e l'aumento di capitale del 2016 viene sottoscritto da Atlante a 10 centesimi... un crollo spaventoso con cui i nuovi amministratori hanno fatto volatilizzare gli ultimi soldi, sapendo e dovendo sapere che la situazione era compromessa oppure, se così non è, gestendo così malamente la crisi da aver fatto precipitare nel giro di poche settimane, in modo rovinoso, i valori della società. Ancora una volta, come successo per Monte Paschi, i bilanci redatti dopo puntigliose ispezioni di Banca d' Italia di cui quegli stessi bilanci recepivano le risultanze, venivano smentiti da bilanci successivi di poche settimane con buchi rovinosi (basta pensare ai bilanci delle 4 banche in risoluzione: redatti sotto la direzione della Banca d' Italia per far partire quelle che dovevano essere le good banks e di lì a pochi mesi rivelatisi del tutto inattendibili tanto che le banche sono state regalate mangiando così tutto quello che era stato messo dentro per salvarle!).
〈 Come già accennato, arriva Atlante nel 2016 che impone un aumento di capitale a 0,10 centesimi per azione: mette 3,4 miliardi di € che dovevano essere risolutivi, invece sono già bruciati. O chi ha fatto i conti li ha sbagliati clamorosamente o la situazione è precipitata dopo: in effetti, il fuggi fuggi è cominciato nel 2014 con le ispezioni ed è dilagato col passare del tempo (giova sottolineare che il fuggi fuggi ha come principali beneficiari, per loro stessa ammissione, gli azionisti di Atlante).
〈 Giova anche ricordare che nel giugno 2016 un tentativo dei grandi azionisti di sottoscrivere l'aumento di capitale di Veneto Banca viene sostanzialmente dissuaso dall'allora direttore generale Cristiano Carrus. Se fosse andato in porto sarebbe saltata la fusione tra le due banche popolari...
〈 Da evidenziare anche che in questi giorni la commissaria europea all'Antitrust Vestager ha accusato il Governo italiano di imbarazzanti e inspiegabili ritardi sulle soluzioni da proporre per le banche venete.
〈 Da riportare anche le recenti dichiarazioni di Carlo Nordio: "Credo che ci sia stato un difetto di vigilanza assoluto sia da parte della Banca d'Italia che della CONSOB. Ovvero, non hanno fatto quello che avrebbero dovuto fare, cioè vigilare
〈 A conferma di quanto stiamo dicendo (che il disastro è stato in realtà compiuto da chi era stato "prescelto") le recenti esternazioni di Guzzetti, presidente fondazione Cariplo e dell'Acri .......


Alla luce di quanto sopra, appare lampante che nessuna attenzione è stata mai riservata ai soci, ai loro interessi così come nessuna attenzione è stata mai riservata al tessuto produttivo Veneto, alle famiglie e quindi al territorio Veneto.

Non fosse stata impedita la costituzione della holding cooperativa, non fosse stata minata la fiducia nelle due banche con azioni tanto spettacolari quanto superflue (e quindi certamente evitabili), non ci fossero state imposizioni strategiche, a dir poco discutibili, da parte degli organi di Vigilanza, probabilmente i soci delle due banche venete oggi sarebbero in possesso delle azioni - magari temporaneamente illiquide - ma valorizzate almeno al patrimonio netto contabile (e dunque non molto distanti dai valori deliberati dalle rispettive assemblee dei soci). Così come avviene, ancora oggi, per le banche popolari non quotate (popolare di Bari, popolare Alto Adige, Valconca, popolare di Cividale, popolare di Ragusa, etc..)

Invece, oltre 10 miliardi di € di ricchezza del territorio veneto sono stati bruciati. In compenso Banca d'Italia ha finalmente ottenuto l'obiettivo di fondere le due banche. A che cosa sono serviti gli aumenti di capitale voluti dalla BCE dopo le ispezioni?

Cui prodest?

Oggi i regolatori italiani sono impegnati sopra ogni cosa a nascondere le loro pesanti responsabilità, che cominciano ad emergere anche sulla stampa nazionale.
La politica italiana è impegnata sopra ogni cosa a difendere scelte affrettate, inopportune o gravissime mancanze. Pensiamo solo agli effetti provocati dal mancato intervento dello Stato (anni 2008-2010) quando persino negli Stati Uniti - economia molto più forte e quindi più attrezzata di quella italiana - in Germania e in tutta Europa i Governi intervenivano tempestivamente con centinaia di miliardi di $ e € per salvare i loro sistemi bancari (soldi che sono - tra l'altro - già stati recuperati).

In questo pesante quadro di incertezza e di fuga dalle effettive responsabilità una sola grande vittima: il popolo veneto, dei risparmiatori (non degli speculatori...), delle imprese, delle famiglie

A pagare, come al solito, è il Veneto pantalone.


Antonio Guadagnini
Consigliere regionale

 


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