Tra i silenzi su Gianni Zonin "movimenti" della GdF sui grandi azionisti BPVi. E Futura 150 tratta un'ipotesi di "ristoro" basata sugli NPL
Mercoledi 5 Ottobre 2016 alle 10:59 | 0 commenti
La Guardia di Finanza di Vicenza agli ordini del colonnello Sciaraffa e del tenente colonnello Dametto, affiancata per le necessarie competenze dalla Valutaria di Roma, starebbe valutando rapporti, spesso intrecciati, fra i grandi azionisti e la Banca Popolare di Vicenza ai tempi in cui la gestione dell'ex presidente Gianni Zonin con una mano dava "affidamenti" e con l'altra prendeva "sottoscrizioni di azioni" il tutto in una catena di favori reciproci, da quelli finanziari fino all'infuenza assembleare. Intanto Il Giornale di Vicenza continua anche con la nuova direzione a sostenere erroneamente (e maliziosamente?) che sia ascrivibile a questi grandi azionisti «la massa più cospicua del "buco"» della BPVi, mentre a qualche centinaia di milioni di questo tiopo corrispondono quasi sei miliardi di "espropriazione" dei risparmi e degli investimenti degli altri 118.000 soci, tra cui moltissimi piccoli e numerosi "medio piccoli" e "medi".
Se questa espropriazione sia soprattutto colpevole o in parte colposa sarebbe utile, oltre che giusto, cominciarlo a capire anche dagli indirizzi delle indagini condotte dal procuratore capo Tonino Cappelleri e dai sostituti Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, vista anche l'accelerazione data dalla Procura di Roma alle "indagini cugine" sulla Veneto Banca, il cui ex dg e figura di primo piano Vincenzo Consoli è ora agli arresti domiciliari e per le cui, analoghe, vicende sono ben 14 gli altri indagati, sindaci inclusi, a fronte dei 9 complessivi per Vicenza tra cui il suo "dominus" Gianni Zonin del cui eventuale interrogatorio ancora nulla si sa: riserbo o esitazioni, magari tecniche, degli inquirenti locali?
Intanto, gli azionsiti "consociati" in Futura 150, tra cui molti medi e medio piccoli investitori, avrebbero fatto qualche passo avanti nelle "trattative" con Francesco Iorio & c. per avere riconosciuto un qualche ristoro delle loro perdite.
In particolare sarebbe sul tavolo dei vertici della banca ora presieduta da Gianni Mion una ipotesi di soluzione, definita come possibile anche se da studiare nei complessi dettagli, che consentirebbe nel tempo di "attutire" il colpo subito attingendo con gli strumenti tecnici possibili ma ancor allo studio per tipologia e quantità a risorse che verrebbero liberate da una giusta valorizzazione degli NPL che oggi ammontano a circa 9 miliardi di euro: «è questo il business - fa trapelare Futura 150 - che si sta profilando per chi li dovesse acquistare perchè una buona parte dei cosiddetti "crediti non perfomanti", di cui solo poco meno di 2 miliardi ad oggi solo ascribìvibili come "sofferenze" acclarate, non sono da considerare persi viste la tipologia della clientela, la forte reattività locale alle difficoltà dovuta alla parte di ricchezza ancora rimasta nel territorio e le solide garanzie, immobilairi, strumentali e personali, sottostanti ai crediti stessi».
La soluzione, anche parziale e nel tempo del problema, fanno intendere da Futura 150, «è proprio in quel business i cui "utili" potrebbero essere destinati al "ristoro" dei soci "traditi" dalla vecchia gestione della Popolare, soci che potrebbero così riacquistare fiducia nella nuova gestione ed accompagnarla, incrementandone la raccolta e magari contribuendo ai futuri aumenti di capitale, verso obiettivi di risanamento e rilancio, perchè una banca senza fiducia non va da nessuna parte».
Una parte dei recuperi reali derivanti dalla massa degli NPL sono valutabili secondo l'associazione vicentina, che in passato aveva assicurato di partecipare all'ultimo aumento, cosa poi non fatta forse per l'assenza di quelle garanzie che oggi torna a a chiedere, spesso al 100% anche se magari con tempistiche lunghe rese necessarie da piani di rientro che consentano agli imprenditori esposti e ai titolari di attività in genere, che spesso sono anche soci non "baciati", di sfruttare i sintomi della ripresa o loro specifiche iniziative positive.
Insomma, sostiene Futura 150, il recupero della credibiltà e della conseguente operatività a 360° della nuova BPVi e il rilancio in parte dell'economia di un territorio oggi disastrato dal flop della sua ex Popolare con vantaggi di ritorno sulla banca stessa andrebbero cercati proprio nella migliore gestione possibile degli NPL, da far rendere per chi ne acquistasse la quota residua dopo una diversa valutazione della loro composizione qualitativa che affidasse alla BPVi stessa il recupero della parte migliore e più legata al rilancio del territorio, ma senza che a godere degli effetti positivi del collocamento tout court dei "crediti non performanti" sia solo la speculazione finanziaria.
C'è da dire, a sostegno dell'ipotesi di Futura 150, che discorsi analoghi sul destino degli NPL sono stati fatti da un'altra associazione, questa volta dei soci di Veneto Banca, mentre anche al Monte dei Paschi di Siena si pensa ad approcci nuovi con gli azionisti in possesso di carta "leggera" se non velina grazie alla ventilata conversione in azioni della massa di obbligazioni subordinate emesse dall'Istituto senese.
Solo finanza creativa o anche economia reale? Lo vedremo.
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