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Antitrust sanziona sistema di sottoscrizione delle "100 azioni" della BPVi. VicenzaPiù vi mostra i moduli firmati dai soci "suicidi". Colpa di Zonin e capi o anche dei dipendenti?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 5 Ottobre 2016 alle 15:37 | 0 commenti

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Se la Banca Popolare di Vicenza ha annunciato, come suo diritto, ricorso, vari soci "traditi" dalla BPVi dell'era di Gianni Zonin, che ogni giorno incontriamo o ci telefonano a 0444 1429915/16 o che ci inviano mail a [email protected], hanno suggerito, ingenuamente, di far pagare la multa ma di metterla in una sorta di mini salvadanaio per i rimborsi per cui stanno lottando...

Comunque e al di là di multe e ricorsi sottoponiamo al vostro personale giudizio due moduli di ordine di sottoscrizione di azioni.

Espressione del consenso alla sottoscrizione di azioni BPVi nell'era ZoninNel primo, quello sanzionato dall'Antitrust e qui scaricabile integralmente, la banca per dimostrare di aver adeguatamente informato l'aspirante nuovo socio "imprudente" da 6.250 euro con 100 azioni gli sottopone un modulo con su scritte una serie di affermazioni: "Le caratteristiche sul prodotto finanziario sono descrite nella informativa consegnata e condivisa preliminarmente alla operazione.

- Conflitto di interesse per collocamento di prodotti finanziari emessi dalla banca o da società del gruppo

- Titolo non quotato

- Esperienza non soddisfatta.

Per il presente ordine il cliente non si avvale del sevizio di consulenza ma agisce di propria iniziativa.

L'operazione risulta non appropriata al profilo del cliente. Il cliente prende atto delle indicazioni riportate. Il cliente con la firma del presente modulo dà espresso incarico alla Banca di eseguire la presente operazione".

Tutte queste affermazioni avrebbero dovuto portare l'eventuale sottoscrittore a infilare la porta e scappre ma, invece, ci immaginiamo il funzionario della filiale, che decidete voi se ha solo eseguito gli ordini dei capi da Gianni Zonin in giù o se ha estorto la fiducia di chi di lui in quell'ufficio si fidava, mentre, avendo letto o solo fatto scorgere il testo invitava il socio "suicida" col classico "firmi qui" a ufficializzare la sua eutanasia finanziaria.

Infatti nel modulo, dopo uno spazio bianco profondo allora come la disperazione attuale di chi ha perso in quel caso 6.250 euro rimanendo col debito relativo e in altri casi molto di più, in basso a destra c'è la firma...

Espressione del consenso alla sottoscrizione di azioni BPVi dopo l'era ZoninNell'altro modulo, che potete scaricare qui, quello relativo alla sottoscrizione dell'aumento di capitale per andare in Borsa poi abortito, le formule riportate nel modulo di sottoscrizione e imposte dalla Consob, nei precedentio aumenti di sicuro assente o elusa,  sono sostanzialmente le stesse anche se ancora più nette nel mettere in guardia il socio incauto, ma richiedono che quest'ultimo non metta solo una firma distratta di approvazione di quello che magari (di sicuro) non sa, ma che prima scriva a mano e con la sua grafia la sua conoscenza del rischio e l'ordine di sottoscrizione e poi firmi il "maniscritto" e poi il modulo.

Non sappiamo ancora se "c'è un giudice a Vicenza" sul disastro BPVi, cosa in cui speriamo fortemente, ma ognuno giudichi da sè i due moduli e chi li ha fatti sottoscrivere, capi e funzionari inclusi.

Basta con gli alibi anche per certi dipendenti che, se oggi piangono tagli di personale consistenti ma, immaginiamo e, comunque, ci auguriamo, con scivoli adeguati verso la pensione e il TFR, ieri hanno messo in condizione decine di migliaia di azionisti loro malgrado di piangere per i loro risparmi, persi TFR inclusi, che hanno contribuito anche a pagare a dipendenti siffatti stipendi e premi...

 

*Ecco la prosecuzione dell'earticolo da cui siamo partiti

... la Popolare di Vicenza può pagare entro 30 giorni senza ulteriori interessi. Oppure può fare ricorso, entro 60 giorni, al Tar del Lazio. L’Antitrust condensa in 41 pagine le motivazioni della “sentenza”: risultanze del procedimento, pareri di Bankitalia e Consob, difesa della Banca, valutazioni nel merito e quantificazione della sanzione. Uno “spaccato” di come la vecchia dirigenza dell’istituto, tra il 2013 e il 2014, si muoveva sul mercato a caccia del denaro vitale per sopravvivere. Quello stesso denaro oggi incenerito, visto che il valore delle azioni, dal prezzo monstre di 62,50 euro, è precipitato a 10 centesimi di euro. In migliaia nella rete. «Il contesto in cui si inscrivono le condotte oggetto del provvedimento – si legge nel dispositivo dell’Autorità – è quello costituito dalle operazioni di aumento di capitale poste in essere dalla Banca tra il 2013 e il 2014». Da qui si evince come nel biennio passato al setaccio dagli ispettori, il numero dei soci aumenta addirittura del 59%, passando da 70 mila a 116 mila, 12.500 dei quali residenti in Friuli Venezia Giulia. «Dalla disamina dei dati – scrive l’Autorità – è emerso che tra le diverse tipologie di finanziamenti, i mutui sono stati quelli con riferimento ai quali la pratica oggetto del presente procedimento ha avuto maggiore diffusione». E vediamoli dunque i dati. Nel 2013 su un totale di 3.000-5.000 mutui immobiliari e di liquidità stipulati dai consumatori, il 40/50% è stato caratterizzato dal collocamento di titoli della Banca contestuale e/o finanziato. Nel 2014 il sistema diventa ancora più asfissiante. Su un totale di 3.000-5.000 mutui il 50/60% circa ha registrato l’abbinamento con i titoli dell’istituto presieduto all’epoca da Gianni Zonin. I casi limite. L’Antitrust ha sottomano la contabilità mensile dove si evidenzia che la pratica giudicata scorretta a novembre 2013 riguarda il 70/80% dei mutui concessi. Stessa situazione tra giugno e agosto del 2014 quando la percentuale balla tra il 60 e il 70%. Ma c’è il caso limite di una filiale oggetto di specifica ispezione in cui i funzionari dichiarano che «circa il 90/100% dei finanziamenti erogati dalla Banca Popolare di Vicenza nel periodo considerato, sono riconducibili a erogazioni abbinate alla sottoscrizione di titoli azionari della stessa banca». Vale a dire che in quella filiale almeno 9 clienti su 10 che si sono presentati allo sportello per chiedere un mutuo casa si sono visti proporre e hanno poi acquistato un minimo di 100 azioni». Le tecniche di convincimento. L’Antitrust è sicura che l’input per l’acquisto di azioni in cambio del mutuo sia partito dai vertici dell’istituto e che il personale delle varie filiali fosse tenuto a “lavorarsi” la clientela. «Nel 2013 – si legge ancora nella relazione – esisteva un sistema incentivante per il personale dipendente delle strutture di rete e della sede centrale». «Il conseguimento degli obiettivi di capitale e di accrescimento della compagine sociale è stato oggetto di forte spinta nei confronti dei direttori regionali e capi area in primis e dei direttori di filiale in ultimo». Ai clienti-soci con mutuo veniva ovviamente consigliato di non vendere le azioni o di non trasferire il mutuo, pena la perdita delle agevolazioni (sconti, bonus, riduzione del valore dello spread e delle commisioni) relative al finanziamento stesso. Difesa ed eccezioni. BpVi, assistita dai suoi legali, ha sollevato eccezioni sulla possibile incompetenza dell’Autorità, sostenendo che la vigilanza in merito alla pratica commerciale contestata sarebbe svolta da Bce, Bankitalia e Consob. Ma questa strategia non ha buon esito. Bankitalia, in data 16 agosto 2016, infatti fa pervenire un parere in proposito in cui «non si ravvisano motivi ostativi alle determinazioni di competenza dell’Autorità». Consob, da parte sua, non comunica nessun parere, quindi silenzio-assenso. Sul merito BpVi rappresenta l’insussistenza della pratica commerciale contestata in quanto «non avrebbe mai subordinato la concessione di finanziamenti all’acquisto da parte dei consumatori di azioni». Secondo la Banca «la scelta dei consumatori di sottoscrivere azioni non sarebbe il risultato di alcun indebito condizionamento, ma apparirebbe motivata dalla mera possibilità di accedere a un finanziamento a condizioni agevolate». Conclusioni e sanzione. L’Antitrust non crede alla difesa degli avvocati di BpVi e motiva così la sanzione da 4,5 milioni di euro. «La pratica commerciale in esame – scrive l’Autorità – risulta scorretta in quanto contraria alla diligenza professionale e idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore medio in relazione ai prodotti di finanziamento offerti». «BpVi ha esercitato un indebito condizionamento nei confronti dei clienti». E adesso? BpVi ha due strade davanti: mano al portafoglio o ricorso (probabile) al Tar”.


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