Due Borgo Berga, due Fiere, due stazioni Tac, due BPVi, due richieste di giustizia, due Vicenza capovolte per due dei suoi media. E a noi e Luigi Ugone tocca stare con Gasparri!
Martedi 1 Novembre 2016 alle 17:55 | 6 commenti
Ci sono a Vicenza due Borgo Berga, quello contro i cui illeciti (economici e ambientali) protestano gruppi ignorati su altri media locali, che non siano il nostro e qualcun altro, e quello delle inserzioni pubblicitarie a pagamento su quegli stessi media per vendere immobili orrendi costruiti in dispregio anche dell'Unesco e messi sotto inchiesta con anni di ritardo da magistrati che ci operano nell'omonimo Tribunale, che mostra crepe funzionali accanto a piazze e vie inaugurate da Achille Variati e dal suo vice (si chiamerebbe Jacopo Bulgarini d'Elci, ma il nome è stato cassato dagli amici degli amici a Palazzo Trissino da quando li ha accusati di connivenza col "sistema Zonin", anche se solo per una volta...), piazze e vie che ospitano mostre e cocktail che inneggiano a un bello che era progettato solo nei conti economici del gruppo Maltauro che l'ha costruito.
Gruppo che col padiglione da decine di milioni di euro fattogli costruire dall'attuale amministrazione ha portato al collasso finanziario la Fiera di Vicenza. Nonostante il padiglione celebrato dal duo Achille Variati, che l'ha voluto, e Matteo Marzotto, che non l'ha saputo far rendere, se ciò fosse stato possibile, la fu Fiera vicentina non è più in grado di ripagare il debito di 40 milioni di euro contratto con l'ugualmente praticamente fallita BPVi (nel cui Cda c'era "marzottino", dice nulla anche questo a Antonino Cappelleri?) e anch'essa ora esiste in due versioni diversamente raccontate.
Quella della cosiddetta "aggregazione" con Rimini Fiera, per cui Vicenza conterà per il 19%, cioè nulla oggi e meno quando andrà in Borsa, nella Newco riminese Italian Exhibition Group che ha assorbito il controllo dei brand vicentini dell'oro ed è destinata, ecco le "grida" di sindaco, presidente della Provincia di Vicenza, dell'Upi e membro del Cda di CDP, quelle che decide i fondi per le comunità locali (e chi più ne ha più ne... immagini nel futuro), a diventare la seconda fiera italiana con 120 milioni di fatturato gestiti, per due noni del nuovo Cda, quelli di competenza di Vicenza, dalle ben note capacità manageriali di Matteo, quelle che lo hanno portato a dover far... vendere la Fiera che tuttora presiede, e di, udite udite, dell'ex sindaco di Schio, Luigi Dalla Via, brava persona di sicuro ma che pare che abbia cercato su Google il significato di Fiera internazionale e di Cda...
L'altra Fiera di Vicenza, che noi vediamo e temiamo, è quella del suo progressivo abbandono qui da noi con conseguente riduzione dell'indotto per cui, intanto, ci domandiamo se ha ancora senso farci ancora una fermata Tac Tav alla fiera fantasma, un grande segno questo della capacità progettuale del sindaco che si è battuto fino a pochi giorni (complici i media degli amici degli amici... che riempirebbero le proprie tasche con due stazioni anche se con una vuota) fa anche per una mega stazione nella "grande" fiera vicentina mentre lui o qualcuno per lui trattava la sua delocalizzazione... Quest'altra fiera è anche quella dell'ennesimo taglio di personale, anzi no, perchè, bravo Variati!, due suoi top manager sono stati salvati: Matteo Marzotto e Corrado Facco che ora saranno ai vertici del blocco riminese.
Tante altre sono le verità capovolte di Vicenza, ma madre di tutte le verità doppie è la Banca Popolare di Vicenza.
Ce n'è una, per i soliti media, quelli che prima amavano, servivano?, Gianni Zonin e ora ne hanno solo cambiato il cognome in Mion. C'è, infatti, la buona BPVi del bravo Gianni Mion, che non manderà a casa tutti, grazie Mion, e addirittura "inventa" la Vicenza Bank, che fantasia, e quella "cattiva" che licenzierà "solo" migliaia di dipendenti ma non il recordman dei piani industriali fallimentari, l'ad Francesco Iorio, e i corresponsabili delle azioni estorte ai risparmiatori truffati per ordini e appetiti superiori.
C'è la "good Vicenza Bank" che cerca nuova fiducia facendo una proposta sorprendente (quale?) di rimborso alle poche migliaia di coraggiosi che non vogliono essere derubati dell'ultimo bene che hanno, la dignità , e quella, la "bad Vicenza Bank", che rimborserà meno del dovuto, cioè "tutto", a molti meno soci di quelli che ne hanno diritto ma non lo esercitano scoraggiati dai messaggi di chi, come Achille Variati, li vuol convincere che ogni sforzo sarebbe inutile.
E i messaggi ingannevoli di potenti (o ormai sedicenti tali in una Vicenza sempre più povera) e colleghi, che sono stati complici della folle e cattiva gestione passata con i loro elogi di allora, smisurati come i comodi silenzi dei politici di allora come ora, e ora lo sono di quella irrealistica e insensibile attuale con i loro echi acritici di piani e progetti che passano sopra le teste di azionisti e dipendenti, scoraggiano da azioni appropriate gran parte dei 58.000 risoparmiatori che hanno sottoscritto gli ultimi aumenti sicuramente truffaldini per tutti meno, sembrerebbe, per chi dovrebbe sanzionarli.
Se Mion blatera ancora di azioni di responsabilità a vantaggio dei truffati e se Cappelleri segue una linea preoccupantemente attendista per i danneggiati, garantista per i possibili colpevoli, ma opposta a quella della Procura di Roma per il caso di Veneto Banca, forse meno peggiore e gemello in tutto, adesso anche per la proprietà unica di Atlante, il discorso sulle doppie e capovolte richieste di giustizia è delicato.
Perciò lo sospendiamo per ora, anche se, ormai, solo per poco, visto che arrivano su quasi tutti i media nazionali e su tutte le tante reti nazionali, che ogni settimana dedicano servizi ai vicentini impoveriti se non azzerati, appelli a far presto per Vicenza, ammesso e non concesso che la stalla aperta non si sia già svuotata dei buoi grassi e delle vacche compiacenti.
In questo quadro anche ieri sera una di queste reti nazionali, Rete Quattro per "Dalla vostra parte" di Maurizio Belpietro, ci ha mostrato, nel totale silenzio mediatico locale che ha accompagnato anche le precedenti trasmissioni di RaiTre , l'ultima giovedì scorso, e La7, gli associati di "Noi che credevamo nella BPVi" (da altre sedi erano collegati anche soci della Popolare di Bari e delle quattro banche "risolte") provare a lottare contro le false o confuse informazioni (spesso per ignoranza tecnica o voluta) propinate da una deputatessa del Pd e da una collega addirittura (avremmo scritto una volta...) de l'Unità , che continuavano a far passare il messaggio, complice anche qualche indecisione inattesa di Belpietro, che i risparmiatori che hanno sottoscritto, forzosamente o per eccesso di fiducia negli interlocutori della banca, azioni di una Popolare non quotata siano paragonabili a chi "gioca in Borsa".
Eppure ieri sera anche noi siamo rimasti traumatizzati quando abbiamo sentito con le nostre orecchie urlare: "Gianni Zonin e Ignazio Visco devono andare in galera!" .
Siamo rimasti traumatizzati non tanto perchè, in attesa della giustizia oggettiva che Antonino Cappelleri ci aiuterà a conoscere rinviando a giudizio, e non sarà mai abbastazna presto, i responsabili del disastro non della BPVi ma di tutto un territorio, anche noi, emotivamente, sentiamo nostro quel "must", ma perchè a chiederlo non era la parlamentare, sia pure molto impreparata, del Pd, o la collega, molto snob, de L'Unità , ma chi generalmente non trova il nostro consenso politico: Maurizio Gasparri!Â
Il mondo si sta veramente capovolgendo se per la Vicenza capovolta da due dei media locali, quello di Confindustria e quello dei nostri lettori, noi ci schieriamo con Maurizio Gasparri insieme a Luigi Ugone, presidente di "Noi che...", Elena Bertorelli, Luca Canale, Daniela Marangoni, i loro oltre 2.000 rappresentati, i circa 7.000 soci che si sono mossi legalmente, con associazioni e studi legali, per i loro diritti.
Tanti ma ancora pochi rispetto agli almeno 58.000 che chiamiano all'appello, senza capovolgerci per le onde tumultuose da cui ci vorrebbero sommergere (potenti arroganti, politici opportunisti e colleghi fifoni, tutti lì, al loro solito posto come se nulla fosse successo) dopo sei anni di nostre denunce, raccolte nel libro testimonianza "Vicenza. La città sbancata" arrivato alla sua seconda edizione per la collana "Vicenza Paper" in cui a breve pubblicheremo la storia della mala gestio della Fondazione Roi, quella per la quale il suo ex presidente Gianni Zonin non si vergogna di averci chiesto un milioooooooone di euro!
E dopo la quale il bravo Mion non ha ancora sostituito nel suo cda almeno Maurizio Breganze (che rimane anche presidente di Banca Nuova in Sicilia!) ed è notoriamente amico storico del nostro accusatore che, accusato dalle verità capovolte in altri media e a differenza di Vincenzo Consoli, non è agli arresti perchè non potrebbe inquinare le prove...
Perchè di autorevolezza ne ha ben più bisogno lui che, dall'alto dei suoi decennali poteri, mai ha visto nulla delle porcate vicentine a partire da Borgo Berga, ad esempio, nato per far fare soldi anche al suo nume tutelare Berlusconi, proprietario dei suoi terreni, per finire (ma non finisce qui la spoliazione di quel poco che resta di Vicenza purtoppo) alla BPVi, di cui non mi sembra che altri, lei compreso o compresa pachaira, ha mai parlato espondendosi di persona (indirizzo, faccia, nome e cognome,) come facciamo noi dal 13 agosto 2010 per la banca, da sempre per tutto quello che riusciamo a capire! Forza pachiara, compia un atto forte ma non alla Gasparri, che urla quando i buoi sono scappati. Lo faccia lei l'atto forte vero e si esponga!!! Io non ho pregiudizi ideologci, ma mi guida una sola idea: mi fa schifo tutta la classe politica e imprenditoriale che ruba, poi ruba e, infine, continua a rubare prendendo per i fondelli anche chi, magari come lei, in buona fede (credulità?), pensa che ancora lo faccia per un'ideologia diversa da quella che guida la spartizione del potere e dei suoi vantaggi. E' questo che ci fa credibili: il verificarsi puntuale delle nostre denunce e non il blandire il popolo, come ha fatto Gasparri questa volta, solo una volta, quando gli fa comodo prendersi il consenso dopo che qualcun altro si è preso i soldi... P.S. Se si pubblica tutto, si pubblica tutto, perchè chi legge si faccia la sua opinione. Perchè "pubblicare sì di tutto, ma cum grano salis e soprattutto all'insegna dell'obiettività" ha un difetto: chi decide cosa sia salto e cosa no e chi decide cosa è obiettivo oppure no? Il censore o il lettore?
Grazie, sinceramente, dei suoi stimoli.
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