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Gianni Zonin convocato per il 13 dicembre dalla Commissione d'inchiesta sulle banche visto che il 15 sarebbe in udienza a Vicenza: l'esito del primo match tra lui e Vincenzo Consoli atteso con ansia da Banca d'Italia

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 11 Dicembre 2017 alle 23:33 | 0 commenti

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La commissione d'inchiesta sulle banche gioca d'anticipo per ascoltare Gianni Zonin, fissa l'audizione per mercoledì 13 dicembre in diretta streaming (anche su VicenzaPiu.tv) e, forse, spiazza l'ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, i cui legali avevano sollevato il 'legittimo impedimento' per la data iniziale di venerdì (lui la mattina, il suo avversario di sempre, l'ad di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, alle 18 dopo D'Aguì, ad di Bim) in cui era fissata anche una delle tornate dell'udienza preliminare al Tribunale di Vicenza (si parte domani, martedì 12) per il processo sul crac della BPVi di cui Zonin è uno dei principali imputati.

Se qualcuno pensava a una manovra dilatoria per l'ex dominus della Popolare vicentina, che si fa fatica ad immaginare presente personalmente il 15 a Vicenza e che, magari, preferiva parlare magari solo dopo aver ascoltato Consoli sul tema più scottante, quello delle infuenze di Banca d'Italia sulle vicende delle due ex popolari venete, favorevoli a Vicenza per i manager montebellunesi dell'epoca, ci hanno pensato Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione e il suo ufficio di presidenza a tagliare corto: "Nell'impossibilità di svolgersi nella giornata di venerdì 15 dicembre - si legge in una nota come riferisce l'Ansa -, l'audizione di Gianni Zonin davanti alla Commissione bicamerale d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario è stata anticipata a mercoledì 13 dicembre, alle ore 18.00".

Non si può non evidenziare qualche perplessità, anche giuridica e tale da far immaginare future eccezioni processuali da parte dei rispettivi avvocati, sulla sovrapposizione tra le audizioni di Zonin e Consoli da quasi testimoni (non saranno testimonianze, hanno deciso i commissari a maggioranza, ma eventuali loro false dichiarazioni potrebbero trovare sbocchi legali) e le udienze dei due specifici processi in via di incardinazione (basti dire che i testimoni sono "imputabili" se dicono il falso, gli imputati possono dire quello che vogliono a propria discolpa).

Ma è chiaro che c'è molta attesa per le ricostruzioni che faranno i due "auditi" delle vicende delle due Popolari, spesso incrociate e alla fine così conflittuali da concorrere al crac di entrambe.

Per alcuni media pare più interessante sapere se Maria Elena Boschi si interessò o meno di Banca Etruria visto che a confermarlo per Il Fatto Quotidiano è stato anche Consoli, ma per noi Boschi deve dimettersi non per questo interessamento, che poteva essere una naturale incombenza di un politico, con o senza padre interessato, ma per aver dichiarato il falso quando negò quella che appare sempre di più una certezza.

A noi, però e, quindi, interesserebbe di più sapere, in attesa di quello che che diranno Zonin e Consoli, cosa gira nelle teste di Ignazio Visco, il governatore di Banca d'Italia appena confermato, nonostante  sue innegabili defaillance decisionali, e di Carmelo Barbagallo, il responsabile di una Vigilanza che ogni giorno appare sempre di più come incapace di fare il suo lavoro o, peggio, capace di incanalarlo in una direzione o nell'altra in base ad ancora oggi oscuri disegni.

Se l'ex presidente di BPVi confermerà che nulla sapeva, non solo delle decisioni che portarono alla fine odierna la sua banca, già bocciata dagli stress test BCE il 26 ottobre 2014, ma anche delle prsunte strategie di favore di Bankitalia, e se Vincenzo Consoli ribadirà che, se la cui banca fu promossa quello stesso giorno dalla BCE, fu Via Nazionale a volerla nelle braccia della moribonda Vicenza, i commissari e chi ascolterà le parore dei due vertici delle fu banche venete e osserverà anche il loro linguagio del corpo potrà decidere in cuor suo se basteranno le dimissioni ad oggi, salvo diverse rivelazioni il 13 e, poi, il 15 dicembre, a dir poco auspicabili di Boschi e di Barbagallo, agnelli sacrificali pro Renzi la prima e pro Visco l'altra, a far pensare che si stia facendo un passo avanti verso la o le verità.

Se tutto non si trasformerà in fuffa mediatica forse anche i processi potranno partire da certezze maggiori di quelle che interrogatori e documenti stanno proponendo ai giudici.

Su tutte una: che potranno svolgersi per individuare le colpe e/o le discolpe di ognuno e non per fare da contorno a lotte politiche che, senza gli addii responsabili almeno di Boschi e Barbagallo, inquinerebbero a lungo le aule dei tribunali e gli spazi dei media.

A ulteriore e definitiva offesa dell'unica certezza: 200.000 risparmiatori azzerati nelle due banche.


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