I titolari di 102 milioni di azioni della BPVi si affidano al socio da 15 miliardi di titoli. E "pregano" lo spirito dei Penati
Giovedi 7 Luglio 2016 alle 10:06 | 1 commenti
«I Penati sono esseri spirituali della Religione romana, simili agli angeli custodi del Cristianesimo", come può leggere su Wikipedia chi non avesse la mia età e non avesse studiato al Classico il significato di Penati o, avendo la mia età , non ricordasse più che i Penati «sono gli Spiriti Protettori di una famiglia e della sua casa (Penati familiari o minori), ed anche dello Stato (Penati pubblici o maggiori)». E a un rappresentante dei Penati di oggi, Alessandro, uno ma presidente di tanti investitori di stazza, si affidano i pochi coraggiosi, circa 300 i presenti nell'assemblea odierna in Fiera di Vicenza, (qui la relazione ufficiale dell'assemblea) tra i 118.000 soci truffati dalla vecchia gestione targata Gianni Zonin della Banca Popolare di Vicenza.
L'ex Popolare vicentina è ora in mano al Fondo Atlante attivato da Quaestio Sgr per volontà governativa e proprietario di 15 miliardi di azioni da 10 centesimi a fronte delle residue 102 milioni di azioni, carta quasi straccia rimasta sul groppone di chi, lo ha ricordato Luigi Ugone di "Quelli che credevano nella BPVi", pensava di avere in tasca l'equivalente di oltre 6 miliardi di euro che, come ha sottolineato Franco Conte di Codacons, potranno essere recuperati con  auspicabili azioni concertative col nuovo management o con passi legali.
Ma, appena Francesco Iorio termina le risposte alle osservazioni agli interventi sulla parte straordinaria dell'assemblea, in sala scoppia la contestazione accorata di chi, voci di uomini e donne, soprattutto anziani, gli ricorda il dramma di tutti tra cui quello, irrisolvibile, che ha colpito le famiglie dei due soci suicidatisi per aver perso i propri averi affidati a una musina truffaldina.
La tosse nervosa, che sa tanto di pianto della Fornero, intervalla la risposta dell'Ad confermato soprattutto all'osservazione che evidenziava i 58.000 soci a cui sono state vendute o fatte sottoscrivere azioni pur non essendo in possesso dei requisiti del Mifid.
Queste sottoscrizioni non sono, comunque, da non imputare a Iorio, a cui caso mai vanno addebite le mille promesse sfociate nel nulla, per i soci, ma nella conferma al suo posto, per lui.
Cornice triste dello spettacolo odierno, in sala, sono Stefano Dolcetta, il presidente a sua insaputa del traghettamento fuori porta della fu Popolare, e la "notaia" Francesca Boschetti, anche lei contestata rumorosamente per precedenti assemblee in cui non avrebbe assolto a pieno la sua funzione.
Fuori sala preoccupa la lettera del "buon" Alessandro Penati inviata ai soliti media che, non raccontando la crisi in corso da anni, hanno disinformato i loro lettori e "messo" su un piatto d'argento, a 10 centesimi ad azione, la parte buona della banca vicentina: il mercato che, comunque, ancora ha.Â
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POSSIBILE CHE NESSUNO LO SAPPIA E NE ABBIA CHIESTO RAGIONE AL 'CUGINO DEL TORO DI SORA' DELLA SUA FOLLE DECISIONE? UFFICI EFFICIENTI CHE ERA COSTATO MOLTISSIMO APRIRE E METTERE A REGIME (ANCHE 3 ANNI) E ORA QUESTO CON UN TRATTO DI PENNA, GIUSTO PER FAR VEDERE CHE LUI TAGLIA, LI HA FATTI CHIUDERE!