Quotidiano | Categorie: Economia&Aziende

"Noi che credevamo nella BPVi" boccia il "volemosebene" dei sindacati bancari, Guzzetti respinge quello di Padoan per il mld per BPVi e Veneto Banca. Mion per una volta faccia Zonin: usi il suo ruolo nel... Gazzettino

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 27 Maggio 2017 alle 17:29 | 0 commenti

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«In queste ore prendiamo atto di un atteggiamento sindacale alla "volemosebbene". Molti rappresentanti sindacali della Banca Popolare di Vicenza, finalmente, si sono resi conto che siamo tutti nella stessa sventurata barca. Peccato che questo accada solo molto dopo aver fatto votare la SPA a migliaia di dipendenti-azionisti che oggi, in assemblea soci, non valgono più nulla. Questi ravvedimenti tardivi e, speriamo, non strumentali, non cancellano le responsabilità storiche in questa vicenda»: questo accenno, diremmo giustamente, polemico da parte di "Noi che credevamo nella BPVi" nei confronti del messaggio romanesco del "volemosebene" lanciato ora dai bancari della BPVi, ma anche di Veneto Banca, accompagna un altro messaggio, tutt'altro che da "volemose bene", quello di Giuseppe Guzzetti, che vi proponiamo in chiusura di queste riflessioni riportando l'articolo odierno su Il Mattino di Padova.

Il presidente dell'Acri, l'associazione delle fondazioni delle Casse di risparmio, nonchè ideatore e promotore di fatto del "meccanismo" del fondo Atlante già qualche giorno fa aveva lanciato un grido di guerra contro certi fatt(acc)i definendo, con scandalosamente scarsissima eco mediatica, "prospetti falsi" quelli presentati dai cda successivi a quelli di Gianni Zonin e Vincenzo Consoli per la quotazione in Borsa delle due ex Popolari venete, il cui flop ha spalancato le porte al fondo di Quaestio sgr.

Ieri Guzzetti, dopo averlo già fatto e seguendo analoghi interventi degli Ad di Intesa Sanpaolo e di Banco BPM, ha chiuso le porte a ulteriori coinvolgimenti (bagni di sangue?) chiesti ad Atlante per contoo di Pier Carlo Padoan dagli "sconsolati" Fabrizio Viola e Cristiano Carrus a caccia del miliardo di capitale privato chiesto da Margrethe Vestager per conto dell'Europa al sistema Italia per autorizzare l'intervento di stato, con la cosiddetta "rucapitalizzazione precauzionale" fattibile solo per "fatti futuri" e non per perdite prevedibili o in atto (NPL), quelle per cui la Commissaria alla concorrenza pretende il miliardo di copertura non statale.

Oggi gli scenari sono infiniti.

Eccone alcuni:

1 Guzzetti & c. dicono no per alzare il prezzo  col Governo di una eventuale adesione "per motii di Stato"

2 Guzzetti dice no per dire no e allora anche i colloqui di Paolo Gentiloni con Angela Merkel potrebbero far supporre anche l'ingresso di capitali tedeschi nelle banche depauperate di un territorio comunque ricco, il Veneto, perchè appare a dir poco improbabile che lo scopo sia far cambiare idea tramite intervento della cancelliera tedesca a un'Europa che chiede quello che chiede su input tedesco

3 Guzzetti dice no per dire no a una richiesta che Padoan, sapendolo, ha fatto fare ai due Ad per poi poter dire che "tutto è stato provato ma..."

4 ...

I puntini sospensivi possono farvi sbizzarrire in altre ipotesi ma cosa dire di un sistema Paese che non trova un miliardo (in finanza spiccioli) per proseguire nell'opera sia pure titanica ma già intrapresa con i 3.5 miliardi di Atlante, tra cui 500 mln della pubblica CDP, per il rilancio delle due banche venete mentre lo stesso sistema Paese soldi e cordate ne trova per tanti, dall'Alitalia dell'ex presidente Luca Cordero di Montezemolo (direttamente e con Andrea Della Valle impegnatissimo con le banche per Italo) ai finanzieri senza "finanze" proprie o senza voglia di utilizzare quelle proprie ma strafinanziati dalle banche di sistema salvo poi vedere i loro debiti "ristrutturati" (alias "abbattuti) per importi miliardari?

The last but not the least è stata la ritrutturazione del debito di oltre 1.8 miliardi del gruppo Sorgenia, acquisita dalle banche (in primis la già disastrata MPS) per azzerarlo e che faceva capo alla Cir del Gruppo De Benedetti, proprietario anche di un influente impero mediatico come il gruppo Repubblica - Stampa - L'Espresso, e alla Verbund, il colosso austriaco dell'elettricità.

Ma, allora, se per nascondere i misfatti è "utile" il servizio dei media (per Bankitalia e Consob, vedi Guzzetti, ci pensa quotidianamente la stampa nazionale tra cui quella del gruppo debenedettiano, non debenedettino..., mentre per BPVi ci ha pensato la disattenzione di quella nostra di Via Fermi), per avere almeno un po' di considerazione forse sarebbe il caso che Gianni Mion telefonasse al suo predecessore Gianni Zonin, informalmente , e paraddossalmente, per carità.

Se non ne conoscesse il numero del telefono del paese in cui vive pensiamo che i nostri Pm, reduci da un viaggio di istruzione a Milano, glielo potrebbero dare, ma Gianni, Zonin, potrebbe di certo dire a Gianni, Mion, come si fa ad avere un po' di stampa amica e, magari, potrebbe spiegare all'ex manager Benetton come utilizzare meglio per la Popolare vicentina, e in subordine per quella montebellunese, il suo ruolo nel cda del Gazzettino della famiglia Caltagirone.

Volete che Azzurra Caltagirone, presidente di quel cda, e Alessandro Caltagirone, che da tempo si avvalgono della grande competenza di Mion, non possano almeno spingere un po' di più il salvataggio di due banche che, per giunta operano nel territorio in cui il quotidiano ha un peso notevole?

E se non arrivassero forti e chiare alle orecchie romane, del governo e delle banche che controllano Bankitalia, le parole delle loro pagine del nord est i Caltagirone non potrebbero spendere qualche riga, oltre che sugli altri loro quotidiani, anche su Il Messaggero di Roma?

Beh, lo sappiamo bene che così non si fa, ma, è un disperato paradosso ripetiamo, caro Gianni Mion, se così fan tutti (da Elkan a De Benedetti sui loro giornali ora "uniti" e fino a banche come Intesa che hanno in mano il CorSera), se c'è chi parla per non farsi  ascoltare (Padoan & c.?) e chi risponde sapendo solo lui cosa vuol dire (Guzzetti & c.), caro Mion vuole che non  possa essere utile alle sue, e nostre, banche venete l'inchiostro di papà Francesco Gaetano Caltagirone che nel sistema bancario sa bene come muoversi; socio di peso di Generali ed ex vice presidente di Montepaschi di Siena, da questo Istituto è uscito giusto in tempo per comprarsi un bel po' di azioni Unicredit.  

Intesa, Unicredit, MPS, giornali, Merkel e sistema... Bankitalia: "a ridatece Gianni Zonin", lui sì che in questo ginepraio si sarebbe saputo muovere...

Magari meglio o meno peggio se fosse stato controllato dalle varie vigilanze, male, malissimo se lasciato fare: la seconda, purtroppo, ridirebbe Quelo, alias Corrado Guzzanti.

Ma in Italia oggi cosa si può fare se uno Stato naviga a vista senza un minimo di programmazione?

Dopo aver fatto spendere con la sua moral suasion ben 3.5 miliardi alle banche di Atlante apparentemente a vuoto (perchè il business degli NPL, caro Guzzetti, andrebbe valutato a fondo così come andrebbe esplicitata in dettaglio la destinazione di favore, da Intesa a Unicredit, di decine di miliardi di raccolta delle due e più banche distrutte!), lo Stato oggi ha già messo la sua firma di garanzia su oltre 12 miliardi di obbligazioni usate dalle due ex Popolari per tappare i buchi di cassa chiedendo soldi a pochi investitori istiruzionali e soprattutto alla BCE.

E se le due banche dovessero essere "risolte" solo per far far vedere che effetto fa un bail in ai burocrati di Bruxelles e Francoforte, chi pagherà questi 12 miliardi e chi pagherà i 14 di debiti che le due banche venete hanno col sistema bancario italiano, fatto di provincialissime banche che guardano solo ai vantaggi immediati ricavati dallo sfascio altrui?

E chi manterrebbe i finanziamenti, si legge per 40 miliardi, oggi a favore degli operatori veneti?

Sarebbe un disastro di sistema e ora causato dal sistema che non sappiamo se i giornali di Caltagirone vorranno combattere, magari su input anche di Mion, ma che noi, che certe colpe, enormi, locali le abbiamo individuate e denunciate dal 2010, anche oggi segnaliamo col terrore che ci sia chi non sappia o non voglia capire le dimensioni di un Vajont finanziario del nord est che si espanderebbe, però, a tutta l'Italia per un effetto domino che è da folli trascurare.

Per un miliardo che i vili e masochisti grandi imprenditori locali, molti dei quali tra i più avvantaggiati dalla mala gestio precedente, non mettono e che governanti nazionali pusillanimi e/o incapaci, abili a far cassa tassando milioni di poveri italiani qualunque, non sanno chiedere a cavalieri, poco, coraggiosi come gli Elkan e i De Benedetti e Della Valle di turno, abili loro sempre a prendere dall'Italia e mai a dare.

Eppure basterebbe dare un miliardo facendo in modo e pretendendo, però, questo sì, di non lasciare poi in mano alla malapolitica dello Stato la gestione clientelare di due Istituti che in quel caso sì che non varrebbe la pena salvare per generare solo degli zombie... 

P.S. Se Zaia aveva immaginato e quasi imposto una tassa da 300 milioni solo per fare la SPV, ma non per far convergere risorse finanziarie sulle banche che, dopo averne ignorato le malefatte e onorato i gestori, dice di voler difendere, perchè continua a blaterare contro il Governo che non torvaun miiardo?

 

Doppio no di Guzzetti a BPVi e Veneto Banca: «Dalle Fondazioni non arriverà un euro»
di Luigi dell'Olio, da Il Mattino di Padova

«Le Fondazioni associate in Acri non intendono mettere più un euro». Più che la dichiarazione, è il tono usato ieri da Giuseppe Guzzetti a dare l'idea del clima che si respira nel sistema bancario allargato. Perché il presidente Acri (l'associazione delle fondazioni di origini bancarie) e di Cariplo è stato il grande sponsor della creazione di Atlante. Oggi nessuno vuole mettere in conto nuove svalutazioni rispetto a quelle già contabilizzate negli ultimi trimestri. Dunque cade nel vuoto l'appello rivolto dalla Popolare di Vicenza, che ieri ha concluso il Cda con una nota che recitava così: «Il consiglio ha invitato l'amministratore delegato a verificare la posizione di Quaestio Sgr, gestore del fondo Atlante (azionista al 99,3% della Banca), in merito alla sua eventuale partecipazione all'operazione di ricapitalizzazione prevista». Appello analogo arriva anche da Veneto Banca, riunita a Milano: «Il cda ha riaffermato la piena fiducia nella prospettiva di aggregazione con Banca Popolare di Vicenza come condizione per il rilancio e ha dato mandato al proprio amministratore delegato, Cristiano Carrus, di verificare la disponibilità di Quaestio Sgr, gestore del fondo Atlante (azionista al 97,64%), a partecipare all'operazione di ricapitalizzazione precauzionale il cui percorso è stato da tempo avviato». Un duplice appello su cui pesa in "no" di Giuseppe Guzzetti: già esponente di primo piano della Democrazia Cristiana e da decenni ai vertici del potere bancario, Guzzetti non è uomo da prese di posizione nette. Il cambio di stile rafforza l'idea del messaggio che l'Italia vuole trasmettere ai funzionari di Bruxelles: la richiesta di trovare privati che mettano un miliardo di euro per capitalizzare le perdite prevedibili delle banche venete non è percorribile. Se non altro perché nessuno vuole prendere una posizione destinata ad annullarsi quando vi sarà la ricapitalizzazione da sei miliardi dello Stato. Altrettanto netto era stato giovedì il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, quando aveva escluso la possibilità del bail in, che chiamerebbe anche i possessori di obbligazioni senior (quelle più sicure) e i correntisti con depositi sopra i 100mila euro a contribuire al salvataggio. Le certezze finiscono qui perché i burocrati dell'Unione europea non hanno alcuna voglia di recedere dalle proprie posizioni e i sondaggi per trovare le risorse sul mercato sono qui falliti. Anche perché Atlante 1 ha esaurito le risorse e il denaro rimasto in cassa ad Atlante 2 servirà per acquistare i crediti deteriorati delle banche in crisi, tra cui Mps e le due venete. Insomma la coperta è corta e se si tira in una direzione (equity), resta scoperta l'altra (npl), lasciando irrisolto il problema. Di certo c'è che il governo italiano sta cercando di spostare la partita da un piano strettamente tecnico a quello politico. In teoria, la Dg Comp della Commissione Europea dovrebbe essere immune da pressioni esterne, ma è immaginabile che diventi flessibile di fronte al rischio di una crisi a catena del sistema bancario. Così tutte le speranze sono rivolte alle mosse del ministro Padoan. «Siamo totalmente allineati con il ministro dell'Economia e il governo», ha sottolineato il presidente della Popolare di Vicenza, Gianni Mion, ribadendo i concetti espressi ieri nell'intervista su questo giornale. «Bisogna chiederlo a Padoan», ha risposto Guzzetti a chi gli chiedeva come si troverà la quadratura del cerchio. Mentre Fabrizio Viola, amministratore delegato dell'istituto berico e "plenipotenziario" dell'azionista Atlante, ha preferito concentrarsi sull'azione che sta portando avanti il management per favorire un rapido ritorno alla normalità. «Stiamo lavorando», ha sottolineando. Per poi auspicare «che i tempi siano brevi, anche se non posso fare previsioni».


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