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I "Fenomeni", parte II: Cristiano Carrus e Francesco Iorio. BPVi e Veneto Banca non lessero i giornali su UBI e Banco Popolare

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 9 Aprile 2017 alle 22:11 | 0 commenti

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Sono noti a tutti e ieri li abbiamo ricordati i meriti del "Fenomeno" n. 1, quel Francesco Iorio, che era arrivato il 1° giugno 2015 con Gianni Zonin ancora regnante alla Banca Popolare di Vicenza e che se ne andava il 4 dicembre 2016 lasciando il cugino acquisito Pasquale Luiso ad allenare la Primavera del Vicenza Calcio e i dvd dell'Horror Story scoperta da Alessandro Penati. Il fondatore di Atlante prima lo aveva confermato Ad, puntando 1.5 miliardi delle banche e della CDP che ne avevano sottoscritto le quote su un futuro roseo della BPVI e promettendo agli investitori il 6% di rendimento, e, poi, gli consegnava un'altra valigetta di soldi come buonuscita, dopo quelli ricevuti da Zonin come buona entrata purché a Vicenza lasciasse fare a chi se ne intende, Fabrizio Viola.

Lo stesso manager, inviso a certi poteri, che lo avevano allontanato da MPS con gli esiti che vediamo, e che di fatto, come presidente del Comitato Strategico di Veneto Banca, è il capo del Fenomeno n. 2, l'ad Cristiano Carrus arrivato a Montebelluna il 1° ottobre 2014, otto mesi rima di Iorio a Vicenza, con più tempo, quindi, per mettere le toppe alla gestione, da lui criticata un giorno sì e l'altro anche a differenza di Iorio, che, per lo meno, in Procura ci era andato per denunciare il passato ma pubblicamente evitava di sputare troppo su quel passato per non compromettere definitivamente la residua fiducia nell'Istituto di Via Btg. Framarin.

Quelle toppe, però, Viola le ha trovate allargate nell'era Carrus ma l'ex Perito in turismo non ha mai pensato, volente o nolente come Iorio, di dimettersi. Anzi durante il suo "regno" si sono dimessi ben 3 Consigli di Amministrazione in un anno circa mentre lui convive - sembra ben accetto - con il 4° CdA succedutosi (di nomina del fondo Atlante) e potrebbe, a questo punto, anche sopravvivere ad Atlante magari "soffocato" dalla Stato anche grazie ai dati consegnati sulle due banche da Iorio e Carrus a Penati poi rimasto "orripilato" da quelli reali...
Il sig. Carrus, come detto ieri, era uomo da anni nella scuderia di Egon Zehnder, società di head hunter utilizzata anche dalla BCE, che non vorremo stesse seguendo ora Banca d'Italia per la tipologia e la qualità dei suoi "suggerimenti".
L'ad di Veneto Banca, ora sotto "vigilanza" di Viola, è riuscito nel frattempo a raddoppiarsi lo stipendio ed è riuscito a far dimenticare ai media e al "popolo" dei soci che la sua "primogenitura" in Veneto Banca è legata a doppia filo al sig. Vincenzo Consoli e al sig. Francesco Favotto che l'hanno assunto. Sotto la sua responsabilità funzionale è stata redatto il bilancio periodico al 30 settembre 2014, è stato stilato il bilancio definitivo 2014, che lo stesso Carrus ha presentato al CDA di Veneto Banca, e a lui si devono la trimestrale e la semestrale 2015, il bilancio 2015, due piani industriali (tra l'altro "portati" all'attenzione di Francoforte alla BCE e dei CDA di Veneto Banca).

È, poi, riuscito Carrus a far dimenticare che, dopo le "pesanti pulizie di bilancio" effettuate per far "dimenticare" la gestione Trinca - Consoli, il 2016 sarebbe stato l'anno del ritorno all'utile (comunicato stampa di ottobre 2015 più ottimistico di quelli di Iorio che a Vicenza allungava la previsione dei primi utili, forsanche perché Vicenza è sempre stata peggio di Montebelluna). E invece sono circa 1,5 miliardi le ulteriori perdite del progetto di bilancio 2016 appena approvato .
Carrus, quindi, che è riuscito a far dimenticare di essere stato voluto da Favotto e Consoli e di essere "uomo" di continuità col passato di Veneto Banca, è riuscito anche a far dimenticare che i risultati che il Gruppo Veneto Banca ha ottenuto, prima, nel 2015 e, poi, nel 2016 sono solo in parte il frutto del passato, che lui per più di due esercizi doveva aver già "pulito", come Iorio avrebbe dovuto fare per più di un esercizio alla BPVi. Quei due risultati, da Horror story, sono, invece, frutto anche se non soprattutto di una strategia, che evidentemente ha minato ulteriormente la fiducia nella banca, strategia da lui voluta e portata avanti con clienti, soci e dipendenti.
È riuscito a far dimenticare, prima alla Egon Zehnder, poi a chi l'ha assunto e a chi l'ha supportato, quanto accaduto il 10 settembre 2010: Pier Francesco Saviotti, AD del Banco Popolare, annunciava di aver azzerato (un anno e mezzo dopo la nomina) i vertici della Banca Popolare di Verona dopo i magri conti semestrali. Il sig. Carrus di quella Banca Popolare di Verona era il Direttore Generale: un fallimento per l'orgoglioso fenomeno mandato poi in esilio prima in Svizzera, alla controllata banca Aletti, e poi al sempre controllato Credito Bergamasco come direttore territoriale prima di "risorgere" in Veneto.

A Montebelluna, forse, e a Vicenza stavolta avrebbero dovuto leggere bene i giornali su Banco Popolare su Ubi Banca e sui loro top manager, poi saliti ai vertici delle due ex Popolari, per evitare di fare scelte poco avvedute (si dice così?) con uomini che si sono venduti bene (o sono stati imposti) come fenomeni ma che fenomeni non sembrano proprio se valgono i numeri.

E se i numeri non contano nelle banche, beh allora... amen.


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