Giorgio Meletti "svela" i carnefici di MPS che hanno bruciato 35 miliardi. VicenzaPiù lo twitta e viene ritwittato per i 17 mld bruciati da BPVi e Veneto Banca, Stefano Righi docet
Mercoledi 28 Dicembre 2016 alle 17:07 | 0 commenti
Ieri sera Giorgio Meletti, che è un noto collega de Il Fatto Quotidiano esperto di finanza ed economia e che ho avuto l'onore di conoscere a cavallo degli anni 90 quando scriveva e faceva scrivere di me su Il Mondo Economico, per il quale si occupava anche di informatica, è stato opsite di Rai3 per Linea Notte dove ha parlato di banche e, soprattutto di Monte dei Paschi di Siena (di seguito il suo articolo pubblicato oggi sul salvataggio della banca senese e sul mistero che avvolge chi è responsabile di un disastro da 35 miliardi di euro). Meletti nel suo articolo e ieri notte in Rai si interrogava sui "carnefici di MPS" e su "chi lo svuotava, chi non vigilava, chi faceva il palo". È stato naturale per me twittare subito "Giorgio Meletti del Fatto a Linea Notte su Rai 3: c'è chi svuotava MPS e chi faceva il palo. VicenzaPiù: come per Banca Popolare di Vicenza" ed è stato "gratificante" notare che non solo Meletti aveva ritwitatto il mio "cinguettio" ma lo aveva etichetatto con un "mi piace".Â
Ebbene se per MPS il disastro pesa per 35 miliardi di capitali, ricapitalizzazioni e perdite per l'accoppiata delle due ex popolari venete i "carnefici" le hanno svuotate, con l'aiuto di chi non vigilava e di chi faceva il palo, di una cifra pari a circa 17 miliardi dove il circa sta per 121 milioni aggiuntivi e l'ammontare del disastro diventa ancora più tragico confrontando le diverse dimensioni della realtà senese e della coppia veneta.
Non siamo solo noi a dirlo ma Stefano Righi de Il Corriere della Sera e de Il Corriere Economia che arriva a dettagliare questo tragico totale che mette su piani analoghi l'Istituto senene, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, con un'aggravante: si sa che dei 35 miliardi di MPS almeno diciassette se ne sono andati in Spagna per acquistare dal Banco Santander a un prezzo almeno triplo del suo valore Antonveneta, mentre a Vicenza e Montebelluna ancora non si sa nulla...
I dettagli veneti magari sembrano, intanto, più noti alla Procura di Roma che non "tira fuori" da casa sua (sequestrata insieme a 45 milioni di euro) Vincenzo Consoli, ex ad e direttore generale di Veneto Banca, e molto meno alla Procura di Vicenza che su Gianni Zonin, il dominus vicentino storicamnete sullo stesso piano del montebellunese, non ha provveduto ad oggi nè ad interrogatori, che si sappia, nè, è cosa certa, a restrizioni della libertà o sequestro cautelare di beni nel frattempo donati.
Ma quei dettagli dicono oggi che se ne sono andati da qualche parte (svaniti no, non possono svanire i soldi) per la Banca Popolare di Vicenza 6,25 miliardi di valore delle azioni più 3 miliardi circa tra l'aumento da 1,5 mld sottoscrito da Atlante e le perdite di bilancio oltre a 321 milioni di "anticipo" sul prossimo inderogabile aumento di capitale: in totale fanno 9 miliardi e 571 milioni di euro.
E per Veneto Banca? Semplice: 5 miliardi il flop delle azioni, più 2 miliardi bucati tra aumento di Atlante e perdite di bilancio oltre a 628 milioni versati sempre dal fondo di Quaestio sgr come acconto sul futuro, anche qui, inderogabile aumento di capitale fanno un totale di 7 miliardi e 628 milioni.
BPVi e Vento Banca, quindi, o, meglio, i loro soci cercano i "carnefici" che hanno "svuotato" le casse di 17 miliardi e 199 milioni aiutati da chi non vigilava e da chi faceva da palo...
In prima pagina
I carnefici di MPS. Chi lo svuotava, chi non vigilava, chi faceva il palo.Â
In seconda
Gli eroi - quelli che non rispondono di nulla
Nomi e cognomi, la lista dei volenterosi carnefici del Monte
Tutti distratti: i governatori Draghi e Visco, i ministri Saccomanni e Padoan, le "vigilantes" Tarantola e Nouy
di Giorgio Meletti, da Il Fatto Quotidiano
È vero che la colpa morì fanciulla. Però un giorno o l'altro qualcuno dovrà pur dirci chi ha combinato questo immenso casino. La crisi del Monte dei Paschi di Siena è già costata miliardi di euro al mercato finanziario, per danni diretti e contagi vari. Adesso costerà ai contribuenti italiani almeno 6,5 miliardi di euro, ci dicono. E non c'è un solo esponente di questa classe dirigente stracciona che si assuma una responsabilità . I rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte (Governo italiano,Commissione europea, Banca centrale europea, Banca d'Italia nonché gli stessi vertici di Mps) parlano come fossero meteorologi, intenti a descrivere con arguzia fenomeni non dipendenti dall'agire umano.
Mario Draghi. Il presidente della Bce non parla. L'attività della Vigilanza bancaria è della Bce, ma non è sotto il controllo del presidente. Il capo della Vigilanza è la francese Danièle Nouy e gode di totale autonomia. A chi rende conto la Nouy di ciò che fa? A nessuno. È scritto così nelle regole istitutive della Bce, che è indipendente dalla politica e quindi esercita sulle banche un potere assoluto, di vita o di morte. Draghi era governatore della Banca d'Italia nel 2007, quando Giuseppe Mussari (vedi sotto) suicidò Mps investendo 17 miliardi per comprare la banca Antonveneta. Via Nazionale autorizzò lo scempio senza battere ciglio. Ma la pratica fu gestita dal direttore generale Fabrizio Saccomanni e dal capo della Vigilanza Anna Maria Tarantola (vedi sotto). Quindi Draghi non ha niente da dirci.
Ignazio Angeloni. È l'italiano più alto in grado nella Vigilanza europea. Ogni tanto rilascia interviste in cui parla come la sibilla. Ieri per esempio ha parlato a La Stampa ma si è ben guardato dal dirci perché in poche ore la Bce ha deciso che Mps non ha più bisogno di 5 miliardi di nuovo capitale ma 8,8. Se non fosse una tragedia ci sarebbe da sghignazzare. Mps emette un comunicato la sera di Santo Stefano per dire che la Bce ordina di trovare 8,8 miliardi di nuovo capitale anziché 5 e che la banca "ha tempestivamente avviato le interlocuzioni con le Autorità competenti al fine di comprendere le metodologie sottese ai calcoli effettuati da Bce". Angeloni nulla rivela sulle "metodologie sottese" però annuncia: "Continueremo a fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per far sì che la banca trovi un modello di business sostenibile". Le sibille di Francoforte parlano come i ministri di Stalin. Ma la realtà è proprio questa. Mps da cinque anni è di fatto commissariato e i suoi amministratori devono chiedere alla Vigilanza anche il permesso di fare pipì. Altro che libero mercato. Le banche sono passate dal dominio dei politici che facevano dare i prestiti ai loro amici insolventi a quello di burocrati che non rispondono a nessuno, e neppure si degnano di dare spiegazioni ai contribuenti a cui mandano il conto da pagare.
Fabrizio Saccomanni. Insieme ad Annamaria Tarantola sono i simboli, i monumenti equestri al burocrate irresponsabile, attento solo al livello del proprio stipendio e della propria pensione. Quando Mussari ha distrutto Mps per comprare l'Antonveneta i due sapevano benissimo che stava pagando per l'istituto padovano il doppio o il triplo del valore. Bankitalia aveva appena fatto un'ispezione in Antonveneta, ma i due servitori dello Stato ritennero doveroso rispettare la privacy del venditore, il capo dello spagnolo Banco Santander Emilio Botin. Ai magistrati che le chiesero conto della sua azione di vigilanza, Tarantola rispose: "Ci raccomandammo con i vertici di Mps di fare per bene l'acquisizione". Mario Monti, tecnico dei tecnici, l'ha premiata con la presidenza della Rai. Saccomanni ha detto ai magistrati: "Non ci fu segnalato che Mps aveva acquisito Antonveneta senza fare una due diligence. Devo dire che, per prassi, Banca d'Italia caldeggia sempre, in caso di acquisizioni, la due diligence preventiva". Per queste doti di caldeggiatore Saccomanni è stato poi premiato con la poltrona di ministro dell'Economia.
Giuseppe Mussari. Divideva la sua vita tra l'avvocatura e la militanza nel Pci, poi Pds poi Ds. Stretta osservanza dalemiana, ma anche caro alla massoneria senese, vera padrona del Monte. Prima diventa per meriti politici presidente della Fondazione Mps, padrona della banca. Poi nel 2006 si autonomina presidente della Banca. Benché si autodefinisca banchiere dilettante i colleghi lo acclamano presidente dell'Associazione bancaria italiana. Quando Bankitalia si accorge che con l'acquisizione di Antonveneta ha scassato il Monte lo fa fuori e affida il risanamento della banca più antica del mondo a Fabrizio Viola e Alessandro Profumo. Resiste per un altro anno alla presidenza dell'Abi, per farlo dimettere ci sono volute le rivelazioni del Fatto sui finanziamenti farlocchi detti Santorini e Alexandria. Chi ha deciso di affidare Mps a Mussari? Non lo sapremo mai.
Ignazio Visco. Quando a gennaio 2013 si scoprirono gli altarini di Mussari il governatore non tentennò: "Mps non ha problemi di tenuta". Esattamente cinque anni fa Visco ha piazzato a Siena Viola, che ha eseguito gli ordini della Banca d'Italia prima e della Bce dal 2015. Dal gennaio 2013, quando Visco ha detto che andava tutto bene, Viola ha dovuto chiedere al mercato 5 miliardi di nuovo capitale nel 2014, 3 miliardi di nuovo capitale nel 2015. Soldi buttati nel lavandino, pare, visto che adesso la Bce dice che ne servono altri 8,8. Da quando Visco ha detto che andava tutto bene Mps ha prodotto un buco patrimoniale di 17 miliardi. E il governatore non ha mai sentito il dovere di dare spiegazioni ai contribuenti che pagheranno il conto di Mps (oltre al suo stipendio). Non solo. Dov'era Visco quando Matteo Renzi ha deciso di lasciar marcire Mps in attesa del referendum? Dov'era quando il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, per non irritare lo statista di Rignano ha fatto finta per sei mesi di seguire l'impossibile "ricapitalizzazione di mercato"? A fine agosto Renzi, su richiesta dell'amico Jamie Dimon di Jp Morgan, ha ordinato di silurare Viola e di sostituirlo con Marco Morelli, benché macchiato da una pesante sanzione data proprio da Visco, e proprio per i trascorsi di Morelli al fianco di Mussari. Visco non ha fiatato, come sempre. Ecco, Mps è stato distrutto da quelli che si ritengono infallibili e danno sempre la stessa spiegazione: "Io so' io, e vvoi nun zete un cazzo".
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