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Banche italiane, Il Sole: nel trimestre profitti quasi raddoppiati. VicenzaPiù: a spese di BPVi, Veneto Banca, Etruria... e con Banca d'Italia e Consob promotori finanziari?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 13 Maggio 2017 alle 14:48 | 0 commenti

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Pubblicato alle 13.38, aggiornato alle 14.48. Sotto il titolo "Banche italiane, nel trimestre profitti quasi raddoppiati" Luca Davi scrive oggi su Il Sole 24 Ore un'interessante analisi dell'andamento dei bilanci delle maggiori banche italiane che vi proponiamo di seguito insieme a una nostra, semplicissima domanda: quanto hanno beneficiato quelle banche e i loro profitti della migrazione di decine di milardi di raccolta, se ne contano almeno 65, da MPS, Banca Popolare di Vicenza, Banca Etruria e le altre 3 cosiddette "good banks", tutte in datata e mega crisi? Questa è in buona parte legata alle mala gestio conclamata, ma ancora non equamente attribuita, di molti dei loro amministratori, tutti sulla graticola soprattutto mediatica meno il presidente a sua insaputa di BPVi, Gianni Zonin, e col solo Vincenzo Consoli arrestato e "sequestrato" dei suoi beni.

Ma la sua origine e il suo mancato o insuffiente controllo con i relativi omessi provvedimenti tempestivi e gli incerti e spesso contraddittori e devianti warnig  è dovuta in massima parte, quella su cui indagare, alle trame, tuttora in corso, di un sistema occulto di potere e poteri finanziari incardinati intorno a Banca d'Italia del governatore uscente (e in guerra per la sua conferma) Ignazio Visco e del responsabile della (mancata?) vigilanza, Carmello Barbagallo, spalleggiati da Consob del presidente anceh lui uscente Giuseppe Vegas...

Ecco di seguito l'analisi di Luca Davi, ma attendiamo risposte chiare (su quanto abbiano beneficiato la banche, per ora, "promosse", in primis Intesa e Unicredit, dal "sistema" e su perchè, da chi e per chi siano state veramente promosse) da chi potesse, e volesse, fornirle mentre sui media esplode di tutto e di più con delle contemporaneità miracolose per i benpensanti ma inquietanti per chi esercita il diritto al dubbio.

Le rivelazioni a raffica come quelle un pelino tardive di Fabrizio De Bortoli su Maria Elena Boschi, che esita a querelarlo nonostante i suoi bellicosi propositi, ovviamente, mediatici, ma di cui il direttore non aveva scritto prima pur avendo a disposizione quotidiani leader come Il Corriere della Sera, fanno, infatti, il paio con le accuse precise, che meritano un intervento immediato della magistratura per stabilire se vere o false, come quelle di Giuseppe Guzzetti, ideatore del Fondo Atlante, che da tempo siede su uno degli osservatori finanziari più alti da presidente di Acri e che ora punta il dito contro i "prospetti falsi" della BPVi di Iorio, Dolcetta e reduci di Zonin) e di Veneto Banca di Bolla, Angelini e Carrus e consiglieri post Consoli (vedi voce "trattamenti diversi") autorizzati da Consob con l'ok preventivo di Bankitalia (vedi voce "trame").

E le risposte sono urgenti per contribuire alla verifica della verità delle rivelazioni, per attribuire le colpe delle accuse e, in entrambi i casi, iniziare a fare pulizia.

Il direttore

 

"Banche italiane, nel trimestre profitti quasi raddoppiati"

di Luca Davi su Il Sole 24 Ore 

Parlare di "luce in fondo al tunnel" della crisi sarebbe di sicuro un azzardo, considerate le incognite che incombono ancora sul settore. Ma la performance registrata nel primo trimestre dalle 10 maggiori banche italiane quotate segnala, quanto meno, che il peggio potrebbe davvero essere alle spalle. Merito di una ritrovata vitalità delle banche sul fronte della performance operativa, e di una generalizzata capacità di tenere i costi sotto controllo. Se a questo si aggiunge il calo delle rettifiche, grazie alla graduale ripresa dell'economia, si capisce come le banche italiane si mostrino reattive su uno dei fronti che sta più a cuore alla Banca Centrale Europea, ovvero la redditività.

A marzo, secondo i calcoli di Prometeia, che ha effettuato una rilevazione per il Sole 24Ore, il comparto ha registrato infatti un utile netto di 1,87 miliardi, in crescita del 63% rispetto all'anno precedente (1,14 miliardi).

Ora, per capire se quella appena vista nelle ultime righe dei bilanci bancari sia una fiammata o se ci si trovi di fronte a qualcosa di più duraturo occorrerà aspettare i prossimi trimestri. Quando si chiarirà se (e quanto) il progressivo deconsolidamento dei crediti deteriorati imposto da Bce peserà sui conti degli istituti. «Ma è possibile che il 2017 porti con sè un'inversione di tendenza per il core business degli istituti bancari - spiega Giuseppe Lusignani, vicepresidente di Prometeia e docente di Economia all'Università di Bologna -. Nel complesso stiamo assistendo a una stabilizzazione dei ricavi, che potrebbero aver toccato il punto di minimo e si stanno riprendendo. Certo ogni banca fa caso a sè, e questo si vedrà sempre più in futuro».


Le note positive: ricavi in lieve ripresa...
Se i ricavi sono cresciuti (+6,8% sull'ultimo trimestre dello scorso anno) è soprattutto perchè si sono rafforzate alcune delle principali componenti. Un primo gruppo di banche (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banca Popolare di Sondrio, Credem e BancoBpm) ha incrementato il margine di interesse, grazie soprattutto ai minor costi di raccolta e a un pur modesto aumento dei crediti alle famiglie. Nel complesso il margine è cresciuto del 3,25% rispetto all'ultimo trimestre dello scorso anno.
Un trend che durerà? «Il credito a famiglie e imprese dà segnali confortanti nel primo trimestre - osserva Lusignani - mentre lo spread non dovrebbe segnalare tensioni e questo dovrebbe migliorare il margine». A questo si aggiunge peraltro il benefico effetto del Tltro 2, che garantisce alle banche lo 0,4% sui fondi presi a prestito in Bce, a fronte del raggiungimento di determinati target di crescita degli impieghi. Nel complesso, si tratta di una "manna" da 2 miliardi complessivi di extra reddito per il sistema entro il 2018, da spalmare nei prossimi trimestri.
Non solo. A dare supporto ai proventi operativi sono state anche le commissioni. Che sono aumentate per tutte le banche (+6,7%), praticamente con la sola eccezione di Mps, rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Va detto che, dopo la rincorsa dello scorso anno, qualche segnale di frenata rispetto a fine anno c'è stato, ma nel complesso il trend positivo di questa voce del conto economico sta continuando dalla seconda metà del 2016, rivelandosi così sempre più rilevante a fini della redditività complessiva.


...e costi sotto controllo
E i costi? Questo è l'altro elemento di relativo incoraggiamento. Perchè gli oneri operativi sono in discesa sia rispetto a marzo 2016 (-1,5%), che a dicembre 2016 (-17,5%), quando però le banche hanno dovuto registrare la doppia componente straordinaria dei contributi al fondo di risoluzione e dei costi di incentivazione all'esodo.
I piani di ristrutturazione iniziano insomma a dare dei risultati, e un primo segnale di miglioramento del rapporto tra costi e ricavi c'è. Il percorso di razionalizzazione tuttavia è ben lontano dall'essere concluso: il cost/income medio è attorno al 65%, e molti guardano a target vicini al 50%. D'altra parte i costi di mutualizzazione derivanti dal salvataggio delle banche malate «dovrebbero essere finiti, visto il supporto arrivato dal decreto del dicembre scorso», sottolinea il vicepresidente della società di consulenza.


L'incognita delle rettifiche
Dunque: ricavi in ripresa, seppur lieve. Costi sotto controllo. Eppure non basta. Perchè sulla redditività futura delle banche inevitabilmente continuerà a pesare l'eredità della crisi recente, ovvero i crediti deteriorati. I segnali positivi in questo senso, sia chiaro, non mancano. Lo testimonia l'andamento delle rettifiche, in calo del 20% rispetto a marzo 2016, di 2,4 miliardi in termini assoluti. Merito di una graduale ripresa dell'economia e dei tassi di interesse bassi che, tenendo gli oneri finanziari per le imprese ai minimi, riducono il rischio di finire in sofferenza. E il calo degli accantonamenti «è ancora più significativo se consideriamo che le banche non hanno ridotto ma hanno aumentato la copertura sui crediti».
Ma lo stock di sofferenze, 90 miliardi di euro circa in termini netti, è ancora tutto lì. La Bce vuole che le banche se ne sbarazzino nel giro dei prossimi 3-5 anni, e l'impatto di questa operazione si farà sentire sulla redditività. Molto dipenderà dall'intensità e dalla modalità di rientro che le banche adotteranno. Le opzioni vanno dalla vendita dei crediti deteriorati a un recupero interno, o un mix di entrambi.
Ancora è difficile fare stime, anche perchè i piani sulla Npl strategy sono stati inviati a Francoforte, e gli istituti attendono un riscontro. «Se il percorso di rientro sui deteriorati sarà graduale, e permetterà così alle banche di recuperare valore, i conti degli istituti potrebbero trovare un miglioramento che noi vediamo possibile già nel 2017», dice Lusignani. Diversamente, il pressing regolamentare per la dismissione in tempi rapidi non può rappresentare altro che un costo. Che, combinato ai rischi introdotti dalle novità regolamentari in arrivo - da Ifrs 9 al Tlac, solo per citarne alcune - inevitabilmente minaccia di allontanare il ritorno alla normalità dei livelli di redditività.


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