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Dopo assemblea Veneto Banca, Il Sole 24 Ore conferma ipotesi VicenzaPiù su BPVi di Mion, Bragantini e Iorio. Ma se il "sobrio" Anselmi boccia lampadario da 50-60.000 euro, Iorio si priverà della "sua" Mini da 40.000?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Martedi 9 Agosto 2016 alle 09:49 | 0 commenti

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Il 6 agosto scorso , dopo le prime considerazioni fatte il 5 agosto («Tra costi "addio" Cattolica e NPL svanisce un altro miliardo della BPVi. Si avvicina un altro aumento di capitale: se Atlante lo riservasse ai vecchi soci rispunterebbe un po' di fiducia?») avevamo avanzato per le due ex Popolari venete, la più vicina a noi Banca Popolare di Vicenza e la non lontana Veneto Banca, la necessità dell'iniezione di nuovo capitale dopo i millecinquecento milioni di euro immessi in BPVi e il miliardo conferito all'Istituto di Montebelluna dal Fondo Atlante 1, un'ipotesi che oggi Il Sole 24 Ore conferma nell'articolo titolato «Le sofferenze, lo schema Mps e poi l'M&A» che poi vi sottoporremo. Riferendoci al residuo di cassa nel primo fondo di salvataggio scrivevamo, infatti, che «una parte di quegli 1,7 miliardi di Atlante 1 serviranno, quindi, magari insieme ad altri sottoscrittori, per coprire eventuali nuovi aumenti di capitale delle due venete che si rendessero necessari per coprire nuove perdite che, è la nostra ipotesi, si dovessero evidenziare...»

Tra le nuove perdite di BPVi vanno prese in considerazione «quelle relative all'abbandono di Cattolica Assicurazioni (costerà circa 400 milioni) e le altre, comuni ai due istituti, ancora non salvi, proprio per la cessione degli NPL a valori inferiori a quelli a cui oggi sono posti in bilancio (per la Popolare vicentina, ipotizzando una cessione di favore al 30% contro il 20% di mercato e il 40% e passa a cui sono oggi valorizzati nei conti ufficiali, verrebbero a mancare almeno altri 500 milioni)».

E  ribadivamo, i nostri lettori più "navigati" ci perdoneranno per le ripetizioni ma proviamo anche a spiegare ai meno esperti, quelli che più hanno pagato per il disastro delle cattive informazioni sulle due banche, che anche  Atlante 1 «contribuirà direttamente al finanziamento di Atlante 2 (nato per acquistare NPL, in primis quelli di MPS, ndr) col residuo degli 1,7 miliardi, una sorta di finanziamento "baciato" ma lecito, che ha ancora in cassa dopo i 2,5 miliardi impegnati nella ricapitalizzazione della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca ma che dovrà utilizzare in parte per ulteriori necessità delle due ex popolari venete quando cederanno i crediti in sofferenza per coprire i quali servirà ben più della cassa attuale di Atlante 1 che dovrà cercare altri acquirenti viste anche le difficoltà che nascerebbero per conflitti di interesse nel caso di intervento diretto del "proprietario" Atlante 1 nel rilevare i crediti a rischio della sua controllata».

Prima di leggere insieme quanto scritto dal collega de Il Sole 24 Ore citiamo questo passaggio sull'assemble a di ieri di Veneto Banca: «La parola d'ordine che Beniamino Anselmi (il nuovo presidente, ndr) ha adottato per inaugurare il nuovo corso di Veneto Banca è: sobrietà. «Il lampadario di questa sala del Consiglio - dice mentre ammira l'accrocchio di conchiglie di vetro che impreziosisce la sede di Montebelluna - varrà a occhio e croce 50-60 mila euro. Ecco, è bellissimo, ma noi eviteremo ogni lusso.

La frase, ops, l'abbiamo ripresa da Marino Smiderle e lo ringraziamo per aver riportato sul GdV questa annotazione, che speriamo si realizzi visto che una analoga la cogliemmo di persona nel primo intervento post assembleare della BPVi targata Atlante, ad oggi con insufficiente seguito, di Gianni Mion & c. a cui servirà a breve un altro miliardo almeno se non si vorrà rendere vano quanto già fatto.
E per chiedere ad altri di aver fiducia nelle due banche di fatto "risolte" bisognerebbe partire dai tagli ai "lampadari" di Anselmi o alle Mini Countryman di Francesco Iorio come da nostri appelli  ma che completeremo visto il muro sordo che si oppone, ai faticosi fatti dopo le facili parole («BPVi: solo in futuro rinnovi Cda controllate e tagli sprechi. Per ampliare almeno mini fondo da 2 mln per clienti in crisi tagliamo intanto una Mini? Iorio ha già una "misera" BMW 5...»).

Anche perchè non vorremmo pubblicare una seconda raccolta di warning dopo "Vicenza. la città sbancata", che con la sua selezione di articoli scritti fin dal 13 agosto 2010 dimostra che ci avevamo azzeccato, purtroppo, nel vedere e descrivere responsabilmente un flop annunciato della Banca Popolare di Vicenza, che altri, vero Marino?, non hanno saputo o voluto vedere e raccontare ai lettori/investitori.
Assumendosene le gravissime reponsabilità.

 

 

Le sofferenze, lo schema Mps e poi l'M&A
di Ma.Fe., da Il Sole 24 Ore

L'erogazione di credito sano, la gestione proattiva di quello malato, l'm&a. La strada non è cambiata, ma da ieri Veneto Banca vede in sella un board che - con il pieno appoggio del nuovo socio di controllo, Atlante - potrà imboccarla con più coraggio e determinazione rispetto al passato.
Il mandato di Quaestio Sgr è chiaro: una revisione immediata del piano industriale, «senza scartare alcuna ipotesi», ha scritto Alessandro Penati nella comunicazione letta ieri in assemblea da Alessandro De Nicola. Un programma che ricalca da vicino quello assegnato a inizio al luglio al nuovo board nominato alla Popolare di Vicenza, anche se - da allora - il contesto è in parte cambiato, in un senso che potrebbe rendere più agevole la quadratura del cerchio tra le necessaria gestione degli Npl e le speranze di m&a. La novità sta nella soluzione pensata e adottata per Mps: rispetto a luglio, infatti, sul tavolo c'è uno schema ben definitio e di mercato la cessione sofferenze, al quale - in un secondo tempo - può essere anche agganciato il riassetto societario. Punto di partenza, si diceva, i crediti deteriorati. Che al 31 dicembre del 2015 «risultavano maggiori rispetto ai dati medi delle banche grandi sia considerati nel loro complesso, sia nelle categorie delle sofferenze e delle inadempienze probabili», come si leggeva nel prospetto per l'aumento di capitale: 7,7 miliardi di crediti lordi al 31 marzo, il 22,5% del totale delle esposizioni, su cui nei propri giorni dovrebbero partire i "carotaggi" da parte della squadra di Quaestio per valutare se, come (e a che prezzo) potrebbe essere applicato lo schema Mps. Nel caso, è probabile possa rendersi necessario altro capitale - per coprire probabili minusvalenze e coprire la tranche junior della cartolarizzazione - ma dopo l'aumento a Montebelluna un cuscinetto (minimo) c'è, a cui potrebbero poi aggiungersi altre risorse da parte del socio Atlante I (che non a caso ha ancora mezzo miliardo in cassa).
Ma è proprio in questo ambito che potrebbe valutarsi l'ingresso di uno di questi «partner industriali o finanziari» citati ieri da Penati: uno o più fondi interessati a partecipare alla cartolarizzazione a fianco ad Atlante, oppure un'altra banca disposta a ricapitalizzare la banca una volta ripulita, magari per subentrare - prima o dopo - ad Atlante nel controllo. Ipotesi, per ora. Più vicina la prima della seconda, visto che l'interesse degli operatori specializzati negli Npl è un dato di fatto e con lo schema Mps - che prevede l'immissione sul mercato delle sue due tranche meno rischiose - in Atlante non si dispera di trovare qualche investitore disposto a co-sottoscrivere i titoli mezzanini.
In ogni caso ci vorrà tempo, almeno sei mesi, durante il quale il piano industriale - sciaguratamente battezzato "Serenissima" - potrà essere tagliandato e intanto si vedrà se la cura Carrus-Anselmi avrà iniziato a dare i suoi frutti. E a quel punto, non prima di inizio 2017, si potrà aprire il dossier m&a o riaprire quello della quotazione. Non è un mistero che diverse banche - in primis Bper e Ubi - ancora a maggio avessero mobilitato le diplomazie per sondare eventuali spazi di manovra, poi tramontati con l'ingresso di Atlante: si ripartirà sicuramente di qui, anche se dalle parti di Quaestio non sembrano disposti a fare regali a nessuno, dunque chi vorrà comprare dovrà pagare un prezzo superiore allo 0,1 sottoscritto dal fondo gestito da Penati. A maggior ragione se nel frattempo la banca sarà stata ripulita tutta o in parte dalle sofferenze. Diversamente, si tenterà di nuovo la via della Borsa, o si rispolvererà l'ipotesi di un'integrazione con i cugini di Vicenza: dopo gli entusiami iniziali da qualche mese il piano di un maxi-polo vicentino sembra finito nel congelatore (troppo rischioso mettere insieme strutture così simili e contenziosi legali), ma non è detto che possa tornare d'attualità. A maggior ragione se, come probabile, le due banche d'ora in avanti procederanno a braccetto sulla dismissione delle sofferenze.


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