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Io sto con Vincenzo Consoli, purchè si scrolli di dosso la cacca dei piccioni viaggiatori

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Giovedi 11 Maggio 2017 alle 01:13 | 1 commenti

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Pubblicato il 9 maggio alle 23.52, aggiornato l'11 maggio alle 1.13. Fino al recente passato sono stati in pochi ma ancora oggi non sono in molti a volere leggere tra le righe (e che righe!) che Banca d'Italia avesse coperto gran parte delle magagne di Banca Popolare di Vicenza anche grazie ai buoni rapporti che Gianni Zonin aveva instaurato con palazzo Koch grazie a una tela di rapporti di alto livello, da Andrea Monorchio, l'ex ragioniere generale dello Stato nominato nel 2011 suo vice dal re del vino, fino a Gianandrea Falchi, ex capo della segreteria particolare di Bankitalia quando governatore era Mario Draghi, divenuto nel 2013 capo delle relazioni istituzionali della BPVi, per non parlare delle filiali aperte ogni altro giorno a Roma per "impiegare" postulanti locali sponsorizzati o, addirittura, provenienti dal "sistema".

Per non parlare di "favorini" di scambio come l'acquisto per 9.3 milioni di euro nel 2014 da parte dell'Istituto vicentino in pieno flop, come da noi denunciato all'epoca e poi ripreso in "Vicenza. La città sbancata"), di Palazzo Repeta, la sede allora invendibile di Bankitalia e ora invendibile per la nuova BPVi, oppure come il "caso Banca Bene" di cui, come dei legami prima da noi riportati tra i molti altri possibili, scrisse il 12 gennaio 2016 Marco Palombi su Il Fatto Quotidiano riportando e commentando, per una sorta di nemesi, le accuse di Maria Elena Boschi al governatore della Banca centrale Ignazio Visco e al capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo , chiamati in causa dalla ministra per il caso Banca Etruria con questa frase tranciante: "Mi fa sorridere il fatto che alcuni autorevoli esponenti oggi prendano determinate posizioni, pur sapendo che sono le stesse persone che un anno fa suggerivano a Banca Etruria un'operazione di aggregazione con la Popolare di Vicenza"

"Il caso della Banca Bene - tornando con le parole di Palombi a uno degli intrecci tra Roma e Vicenza - , piccola Bcc del cuneese, commissariata nel 2013: ebbene l'uomo inviato da Banca d'Italia, Giambattista Duso, aveva depositato quasi tutti i soldi dell'istituto piemontese in Popolare di Vicenza, operazione che viola il tetto prudenziale indicato dalle regole della stessa Vigilanza. L'ex presidente di Banca Bene, Francesco Bedino, denuncerà il conflitto d'interessi di Duso, che era anche amministratore delegato di Marzotto Sim, società di intermediazione immobiliare partecipata da Popolare di Vicenza...".

Riassumendo (ma meriterà ben altri approfondimenti l'argomento su cui, comunque, da un po' stiamo scrivendo sempre di più dopo aver contribuito a far acclarare, almeno "qualitativamente", le responsabilità dei cda vicentini a guida Zonin) Banca d'Italia, lo si ipotizza ora sulla base non solo di ipotesi, conosceva lo stato di crisi della Popolare vicentina da un bel pò, diciamo dai tempi dell'ispezione ufficialmente data per positiva nel 2012 mentre anche le recentissime sanzioni postume della Consob alla BPVi si riferiscono al periodo che iniziava addirittura nel 2011.

A quell'ispezione, che anche la Consob evidenzia di fatto come... carente e che i dati, che emergono da Via Btg. Framarin, prima dalla BCE e giorno dopo giorno dai Cda che si sono succeduti a quelli targati Zonin, definiscono come approssimativa, se fatta da incapaci, oppure pilotata, se così voluto dal "sistema", fanno seguito, ecco la prima ricostruzione non solo nostra, le due ispezioni consecutive nel 2013 a Veneto Banca.

Dopo la prima l'Istituto, di cui era Ad Vincenzo Consoli, era ancora qualificato come soggetto da buone prospettive, mentre dalla seconda, effettuata in stretta continuità temporale dagli stessi ispettori, risultava come una banca da fallimento incombente se non si fosse "data" in toto alla Banca Popolare di Vicenza di Gianni Zonin, la banca dell'elevato standind individuata da Visco e Cantagallo per assorbire non solo l'Istituto montebellunese ma anche Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieri oltre alla Banca Popolare di Marostica.

Perchè? Perchè, ci rispondono degli osservatori indipendenti che confortano le nostre umili ipotesi, solo facendo confluire nel guazzabuglio della BPVi di Gianni Zonin & c. altre banche, con i classici problemi da crisi economica a sovrastare quelli di gestione, l'esplosione dei suoi problemi, non rilevati o nacosti da Bankitalia, avrebbe sommerso l'Istituto centrale e il... sistema se non fosse stato possibile, come poi non lo è stato, nasconderli col "sacrifico" fatto per assorbirebanche zoppicanti.

Allora, se la Marostica sfuggì alle mire romano-vicentine confluendo, per sua fortuna e capacità, nella VolksBank, il niet, in un modo o nell'altro, alle volontà superiori delle 4 banche dell'Italia del centro nord le portò a una risoluzione che sa tanto di forzatura (furono costrette ad esempio a valorizzare le sofferenze al 17.5% invece che al 40% come ancora oggi fanno tutte le banche...).

E per Veneto Banca, che rifiutò di confluire nella Vicenza senza rappresentanti e col "disonore" della deposizione incondizionata delle armi ma che pure avrebbe superato con le sue forze gli stress test della BCE, cosa non riuscita alla BPVi che dovette inventarsi col solito aiutino di Bankitalia una conversione forzosa di 250 milioni di bond a carico dei sottoscrittori tra il sabato della bocciatura e la domenica del... recupero tra i vivi, cominciò un attacco quotidiano, sistemico, sistematico e... mediatico, alla sua credibiltà.

Se quell'attaco di certo, diciamo, non ha aiutato Montebelluna nel percorso di rifondazione, in parte, forse, necessario o almeno utile, ma in massima parte così forzato da BankItalia e da chi ne ispira i movimenti (le grandi banche come Intesa e Unicredit?) da portarla all'autocombustione, oggi non aiuta la ricostruzione dei fatti, perchè non si ripetano, la prosecuzione di quella che appare come una strategia politico - finanziario - mediatica di distruzione dell'uomo e di identificazione in lui del flop delle banche venete.

Zonin viene indagato (?) a Vicenza e scorazza tranquillo tra donazioni, prudenziali, dei suoi beni e viaggi all'estero nelle sue ex tenute, ora dei figli; Consoli viene "messo sotto torchio" dalla Procura di Roma, a due... passi da Bankitalia, viene sottoposto al sequestro dei suoi beni, non donati ad alcuno dei suoi familiari, viene "tradotto" agli arresti domiciliari fino al penultimo giorno consentito e viene privato alla sua scarcerazione del passaporto, di cui gode invece la vittima di... Samuele Sorato.

E se di Gianni Zonin si trovano tracce sui media essenzialmente per la sua controdenuncia preventiva alla Banca da lui presieduta "a sua insaputa" e non si evidenzia più di tanto l'azione di responsabiltà intrapresa contro di lui e i suoi uomini per almeno due miliardi di euro, mente ora arriva anche la prima, tardiva sanzione della Consob nei suoi confronti per 370.000 euro, di Vincenzo Consoli, colpito dai pm ma ancora non "accusato" di mala gestio di cifre precise da un'azione di responsabilità nei confronti suoi e dei suoi uomini deliberata prima di quella vicentina ma ancora senza sbocchi legali (c'è chi dice che non ce ne siano di credibili e confrontabili con quelli di Zonin), di Vincenzo Consoli, dicevamo, ogni giorno o quasi leggiamo

- di ipotetici tesori così ben nascosti all'estero che nessuno li ha trovati (quelli di Zonin, certi, sono stati donati...)

- di quadri acquistati con sommo spreco di denari (quelli che Zonin comprava per la sua banca sono spariti? E quelli da lui finanziati tramite la Roi per il Museo diocesano di Vicenza dove sono contabilizzati?)

- di aerei usati per spostamenti dei vertici di Montebelluna per visitare le controllate all'estero (Zonin non ne ha avuto bisogno neanche quando, pur se dimissionario e indagato, veniva prelevato dal dg di Banca Nuova con la mega auto aziendale per una visita nella sede centrale di Palermo)

- di legali definiti amici, come Massimo Malvestio, che, a lungo compartecipe delle sue scelte a Montebelluna e ora gestore di fondi a Malta, ora lo scarica miseramente davanti alle domande di Paolo Possamai direttore dei quotidiani del gruppo Finegil del "nemico" di Consoli, Carlo De Benedetti (gli avvocati di Zonin, invece, organizzano convegni in cui invitano il procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri)

- di una delle sue segretarie che dopo decenni, in cui addirittura divorzia dal marito, si decide, con riscoperta dignità, a chiedere a Consoli i danni (si badi bene danni, soldi cioè) e non condanne penali per presunte avance subite (le "donne" vicine a Zonin, invece, siedono in comodi Cda, tipo quello della Fondazione Roi, come la dottoressa Annalisa Lombardo e la moglie dell'amico del viticoltore Alvise Rossi di Schio, Giovanna Vigili de Kreutzenberg Rossi di Schio).

Si potrebbe continuare all'infinito sulle almeno apparenti disparità, storiche ed attuali, di trattamento tra Gianni Zonin con la BPVi e Vincenzo Consoli con Veneto Banca.

Se sono colpevoli, Zonin e Consoli paghino in equa e giusta misura le eventuali pene che verranno loro inflitte ma lo "sputtanamento mediatico e professionale" al momento ci appare vergognosamente disonesto e tutto di un segno come a voler dimostrare ex post che tutto il male stava nella Veneto Banca promossa dalla Bce e tutto il bene nella Banca Popolare di Vicenza, che oggi viene sanzionata anche dalla prima assente Consob per gli anni in cui Visco, Cantagallo & c. la definivano come banca aggregatrice di elevato stannding...

Se sono colpevoli paghino, ma un ultimo episodio, tanto anonimo quanto meschino, l'ho vissuto di persona e non posso non raccontarlo.

Un ex dipendente di Consoli, che gli aveva insegnato l'ABC del lavoro in filiale per poi, nel tempo, aprire uno studio privato di successo, l'altro giornno mi ha detto. "ho incontrato Vincenzo (lo ha chiamato per nome..., ndr), mi sono guardato intorno per controllare che non fossi visto, sai mi occupo di politica (guarda caso nel partito della Boschi, ndr), e l'ho salutato abbracciandolo".

Anche io, quando, scomodo come mi dicono che io sia, fui "azzannato" da indagini sistemiche e mediatiche e fui esposto al pubblico ludibrio, ho scoperto il fango creato non da piogge naturali ma da pompe alimentate da energie esterne e la pochezza dei vecchi "amici", colleghi o anche solo collaboratori, come la suddetta segretaria "riconvertita" alla difesa delta donna, tutti o quasi interessati, pronti, però, anche a riportarti in trionfo se torni in auge: un giornalista che pagavo per le sue telecronache, che dal giorno del fango mediatico si girava da un'altra parte se mi incrociava per strada, dopo la mia "resurrezione" mi salutò festoso a Palazzo Trissino con un amichevolissimo e ostentato "ciao, Gianni" a cui ebbi, però, la prontezza di rispondere "scusi, lei chi è?") 

Anche io, quindi, ho provato quello che Consoli penso stia provando e Zonin no, colpevoli o innocenti che l'uno e l'altro siano.

E spero che anche lui quel suo ex collaboratore meschino lo abbia allontanato di scatto, come  si fa quando ci si scrolla di dosso una cacca che ci piova addosso da un piccione, che nella versione "viaggiatore" è il progenitore di chi diffonde l'informazione, quella infilatagli tra le zampe dal suo padrone.

Se ha fatto o se farà questo e se, comuqnue, rimane giusto che paghi equamente chiunque sia veramente colpevole e responsabile (Visco e Barbagallo inclusi), io umanamente sto con Vincenzo Consoli!


Commenti

Inviato Lunedi 5 Giugno 2017 alle 13:06

Anche io caro Direttore sto con Vincenzo Consoli. Spero che il popolo italiano non resti accecato dalla rabbia ma abbia la forza di guardare la verità. Io sto con Vincenzo Consoli.
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