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Banca d'Italia ridà a rate a Vicenza quanto ricevuto da BPVi per palazzo Repeta: affitto record dei suoi uffici per 202.000 euro annui. A Giuseppe Zanetti, vip Fiamm di Dolcetta?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Venerdi 29 Luglio 2016 alle 19:13 | 1 commenti

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A Vicenza di questi tempi dire "banca" porta a reazioni nette, più immediate se si specifica "Banca Popolare di Vicenza", comunque vivide se si fa riferimento a "Banca d'Italia". Per la prima denominazione si passa, infatti, dal fastidio di un cittadino comune che non abbia investito in azioni della fu Popolare di Gianni Zonin (dell'ex presidente perchè con i suoi vertici l'ha gestita come se fosse sua e non di 118.000 soci) ma che vede il territorio rinsecchirsi per le risorse immani finite in... mani sbagliate (Giorgio Meletti de Il Fatto Quotidiano ci ricorda, infatti, che i soldi non svaniscono ma cambiano solo tasche) fino al dolore profondo percettibile anche semplicemente guardando negli occhi uno delle decine di migliaia di soci che hanno visto svuotarsi la loro "musìna" (salvadanaio) di azioni, passate da 62,50 euro a 10 centesimi, per giunta non monetizzabili in Borsa.

 

Palazzo Repeta a VicenzaSe, invece che Popolare, si dice "Banca d'Italia" non si percepisce, tra i danneggiati diretti e quelli indiretti ma un po' meno sfortunati, un dolore anche fisico ma un senso di rancore per una Banca centrale che non ha fatto o non ha saputo (voluto) fare i controlli che, passati alla BCE, hanno portato a togliere il velo meso lì a coprire le malefatte vicentine che noi abbiamo raccontato in "Vicenza. La città sbancata", una raccolta in 342 pagine di articoli scritti al riguardo, praticamente da soli, fin dal 13 agosto 2010.

Controlli, parrebbe, inaccurati e/o insufficienti avvenuti mentre qualcuno, il famoso presidente Zonin, pensava bene di togliere a Palazzo Koch a Roma il peso di Palazzo Repeta a Vicenza, la sua sede in città, e lo acquistava a metà 2014 (e quindi in un periodo non florido per chi la banca la vedeva dall'interno e con le nuove regole Bce già emanate) per ben 9,3 milioni di euro dopo che Regione Veneto e Ministero dei beni culturali si guardarono bene dall'esercitare il diritto di prelazione, che di legge spettava a loro per un immobile storico o tutelato.

Ingresso Galleria del Pozzo Rosso n. 13, sede Banca d'Italia a VicenzaAltrettanto aveva fatto, con tempestività ancora maggiore, il Comune di Vicenza, che, anzi, col sindaco Achille Variati per il nuovo palazzo di Zonin si apprestava a immaginare e predisporre "due strade diverse. Quella ricettiva e quella commerciale...", si legge anche il 13 maggio 2014 su Il Giornale di Vicenza, vicino alle stanze del potere grazie alla sua proprietà confindustriale (l'allora presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto, come membro del Cda della Popolare dal 2013 è ora indagato insieme a Zonin e a Roberto Zuccato, altro membro del Cda della banca e suo predecessore a capo degli industriali vicentini e tuttora presidente di Confindustria Veneto).

Se ora Palazzo Repeta fa parte di un pesante patrimonio immobiliare con scarse possibilità di realizzo, l'ad di BPVi, Francesco Iorio, voluto prima da BCE e poi confermato dal Fondo Atlante, ha preferito pagare una consistente penale pur di rinunciare all'altro acquisto "limitrofo", quello della vecchia sede della Camera di Commercio locale, mentre la Fondazione Roi, presieduta dal... presidente steso della BPVi, che vi nomina tre consiglieri, si trova in pancia l'adiacente ex Cinema Corso, per farne che non si sa (ma questa è tutta un'altra storia, che vi racconteremo ancora meglio di quanto finora fatto quando saremo in un'aula di tribunale per difenderci dalla richiesta di danni per un milione di euro che il suo presidente, ora dimessosi a furor di... decenza, ci ha fatto per aver rivelato quanto dovevamo fare).

Interno uffici Banca d'Italia a VicenzaTornando ai 9,3 milioni, confluiti per Palazzo Repeta dalle casse della fu Banca Popolare di Vicenza in quelle di Bankitalia grazie una scelta a dir poco avventata per i soci ora espropriati di 62,40 euro per ogni azione posseduta prima del flop, beh c'è da dire che Palazzo Koch sta provando a farsi perdonare almeno per quell'importo se non per tutto il "black hole" di 6,3 miliardi.

Come?

Semplice, parrebbe, provando a "restituire" al territorio e magari a rate almeno una parte di quanto incassato.

Bankitalia, infatti, stando al suo sito, paga per i suoi uffici, un appartamento in centro al primo piano della Galleria del Pozzo Rosso, al civico 13, dove ha concentrato i pochi dipendenti rimasti, 202.000 euro all'anno, la cifra più alta per uno qualunque degli uffici non di proprietà in cui opera.

Costi affitti sedi non di proprietà della Banca d'ItaliaVolevamo saperne di più, sull'operatività della sede di "vigilanza", sulle dimensioni dell'ufficio e sui vicentini beneficiari del canone d'affitto (riparatorio?) e dopo una visita in sede e un contatto col responsabile di Vicenza, siamo stati "rinviati" al direttore della sede di Venezia da cui Vicenza dipende che, dopo una prima rispsta evasiva, alla nostra richiesta di informazioni aggiuntive ha risposto così: "Tutti i dati che sono di interesse pubblico e che la Banca può rendere disponibili all'esterno sono reperibili sul sito della Banca stessa e nei suoi documenti ufficiali, che sono numerosi, ricchi di dati e di facile reperimento. A tal fin le ho già indicato il link dove può trovare ciò che può essere reso disponibile e che soddisfa larga parte dalle sue richieste. L'azione della Banca è sempre finalizzata ad assicurare, a tutti e per tutti, la trasparenza necessaria sull'attività svolta, con ovviamente la altrettanto necessaria attenzione alle riservatezza.".

Abbiamo verificato di nuovo, dopo averlo fatto prima di importunare il dr. Maurizio Trifilidis, e non trovando, sulla sede vicentina, altri dati oltre quelli da cui le nostre domande erano nate abbiano fatto le opportune richieste catastali e le conseguenti visure camerali. E lì nasce un ginepraio anche per chi, e in redazione ne abbiamo uno, Francesco Battaglia, ha esperienza da geometra.

Ve li riassumiamo nel modo più sintetico e semplice possibile:  tutti (...quasi) i piani dell'immobile con ingresso al civico 13, da quello sottoterra (S1) fino al quinto piano, appartengono alla River srl con sede legale allo stesso civico e la società, capitale sociale di 50.000 euro e con operazioni di "fusione e scissione" con 4 altre società, è al 100% di Zafin srl, il cui capitale sociale di 500.000 euro è suddiviso  tra Giuseppe Zanetti, titolare del 70%, e Francesco Zanetti, verosimilmente il figlio, col 30%.

A questo punto non ci è chiaro e quindi, ancora non sapremmo spiegarlo a chi ci legge, a chi appartengano due dei piani, il primo e il secondo, che danno conto dell'affermazione precedente, cioè che "quasi" tutti fanno capo agli Zanetti, e chi siano il vecchio Zanetti (si fa per dire, è del 1953) Giuseppe e il giovane, dell'86, Francesco.

Ingresso Zanetti & partners al secondo piano della Galleria del Pozzo Rosso, n. 13Bene, dalle prime visure catastali non risulta di chi siano i due piani, ma, almeno sappiamo chi ci lavora: al primo, come detto, ci sono i controllori delle banche locali, i dipendenti, cioè, di Bankitalia Vicenza, poco amati perchè, dicono, prima poco attivi, al secondo c'è la Zanetti & partners.

Mentre chi scrive, dopo i primi, vani tentativi con Bankitalia Venezia, si occupa di contattare (telefonicamentee  via Pec e mail varie) i possibili proprietari dell'immobile (Rivers, Zafin, Zanetti & partners, Giuseppe Zanetti) o almeno del piano che ci interessa, il primo, il nostro redattore geometra  fa di tutto per rintracciare i dati di accatastamento dei due piani (fantasma?), uno dei quali affittato a 202.000 euro all'anno, lo ricordiamo, a Banca d'Italia, l'altro utilizzato da uno studio di consulenza aziendale di peso, quella Zanetti & partners con sedi anche all'estero, al cui titolare Giuseppe Zanetti fa capo la proprietà al 70% dell'immobile (tutto o tutto meno i due ghost floor?).

Esiti?

I due piani  risultano come "beni comuni non censibili" (funzionari ed "esperti" catastali dell'Agenzia delle Entrate sezione Territorio di Vicenza non hanno saputo spiegarci cosa voglia dire l'irreperibiltà dei dati) mentre non ci hanno risposto dopo giorni River srl, Zafin Srl e Giuseppe Zanetti, la cui presenza a Vicenza e in ufficio ci è stata confermata telefonicamente dalla segretaria della sua Zanetti e  Partners...

Ecco, quindi, l'antefatto del riassunto della nostra storiella: Bankitalia vende Palazzo Repeta nel 2014 per 9,3 milioni alla munifica BPVi presieduta da Gianni Zonin e poi prende in affitto un appartamento al primo piano della Galleria del Pozzo Rosso n. 13 a ben 202.000 euro all'anno, un record per i suoi costi di locazione, la cui congruità non è al momento verificabile per la mancata risposta del suo direttore di Venezia (che si appella alla privacy su proprietà e caratteristiche dell'ufficio di cui qualcuno della nostra Banca centrale ha firmato il contratto di affitto) e per la non reperibilità in catasto dei dati necessari, pur se non sufficienti, a valutare l'immobile e anche per conoscere con trasparenza chi sia il proprietario di quell'ufficio, assodato che tutti i piani, dal terzo al quinto oltre all'S1, risultano chiaramente di proprietà degli Zanetti, che ne occupano anche il secondo con la Zanetti & partners che "incombe" sul  primo ben locato ai controllori di Banca d'Italia.

Da sx Stefano Dolcetta, ad Fiamm ed ex pres. BPVi, e Giuseppe Zanetti, presidente FiammSe, però, un dubbio, solo tecnico, permane sulla proprietà dei due piani, dubbi non ci sono su chi sia Giuseppe Zanetti: ex partner dello studio Zamberlan, Poggi, Simonetto & c. (i primi due in posizioni anche apicali nei collegi sindacali pre flop della BPVi, il secondo tuttora presidente dei commercialisti di Vicenza che nel 2015 "garantiva" dalle pagine del Giornale di Vicenza sul valore delle azioni, il terzo titolare per un quarto del Gruppo Maltauro e suo presidente fino al cambio dell'Ad Enrico Maltauro, per gli ennesimi fatti tangentizi, quelli dell'Expo), oggi e da tempo GiuseppeZanetti, oltre a dedicarsi, dopo essersi cancellato dall'Ordine dei dottori commercialisti, a operazioni societarie con la sua Zanetti & partners, è anche il presidente del Cda della Fiamm.

Della Fiamm quella esposta, diciamo consistemente, con la BPVi e il cui Ad, Stefano Dolcetta, è stato il presidente di transizione tra Zonin e Gianni Mion della Popolare vicentina?

Sì, è lui.


Commenti

Inviato Sabato 30 Luglio 2016 alle 08:01

Chi è il fortunato proprietario degli Uffici in Galleria Pozzo Rosso???
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