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Zonin a passeggio con un borsone, Unicredit non vorrebbe più aprire la borsa per aumento di capitale BPVi e un socio vuota il... sacco. Di improperi contro Iorio e gli Iorio boys

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 30 Marzo 2016 alle 19:39 | 0 commenti

Mentre martedì 22 marzo scorso Gianni Zonin passeggiava con un borsone verso Corso Palladio (c'è chi dice, maliziosamente, che fosse ancora attivo nella raccolta di deleghe per l'assemblea del 26 in cui, grazie agli astenuti, non è passata la richiesta di azione di responsabilità verso il suo Cda) e dopo che anche Imi del Gruppo Intesa utilizza frasi più "sfumate" sul suo impegno con Veneto Banca a garantire l'aumento di capitale da un miliardo, si accavallano le voci, sempre più nette, di possibili tentativi di disimpegno da parte di Unicredit dalla garanzia per la copertura di 1,5 miliardi dei complessivi 1,763 chiesti agli investori dalla Banca Popolare di Vicenza.

Quella garanzia era stata data per certa dall'Ad Francesco Iorio, anche se verbalmente, nelle pre assemblee e nell'assise ufficiale del 5 marzo, ma la stessa BPVi nei documenti pubblici ha sempre presentato l'agreement con Unicredit, che Iorio continua a chiamare Unicredito (un lapsus freudiano visto che Unicredit, quella vera, tentenna...?), come associabile solo a un "accordo preliminare", come ora lo stesso Ad ha confermato nella prima assemblea da spa, quella del 26 marzo, sia pure mostrandosi fiducioso in uno sbocco positivo.

Se questo sbocco non fosse confermato non solo verbalmente ma soprattutto "fattualmente", risulterebbero minate anche le premesse delle decisioni fiduciariamente votate nell'assemblea del 5 marzo dai soci che hanno approvato il tris storico della ex Popolare di Vicenza ("trasformazione in Spa, quotazione in borsa e aumento di capitale") confidando nell'Ad della discontinuità e nella buona stella di Unicredit, nel frattempo alle prese con la previsone di 14.000 licenziamenti e con l'impossibilità, quindi, di farsi carico dei problemi della BPVi e dei suoi oltre 5.000 dipendenti se le sue azioni le dovessero rimanere sul groppone.

Questa ipotesi, da scongiuare soprattutto per quel che resta della Banca (im)Popolare di Vicenza e per  un'area che già sta pagando e rischia di doverlo fare sempre di più con interessi "usurai" il cosiddetto aiuto avuto in passato dalla "banca del territorio", renderebbe esplosiva una mail, firmata, da noi ricevuta il 26 marzo quando, scartata masochisticamente, l'azione di responsabilità dei vecchi amministratori, sono state approvate le prebende dei nuovi: "Egregio direttore, Iorio percepirà  878.000 euro per poco più di sei mesi, oltre ovviamente a contributi e tfr e oltre ad una buona entrata, di cui mai si era sentito prima in casi analoghi, di 1.8 milioni, oltre ai vari fringe benefit. E sicuramente una buona uscita già concordata. Tra l’altro, è stato Zonin a concordare tutto; per forza che non gli va contro. E poi sono arrivati 10 amici suoi, con buona entrata, come ha confermato nella assemblea odierna,  nei posti chiave della banca, con compensi molto alti. Se questo non è un saccheggio di un morto cosa altro è?  E intanto Unicredit, che aveva solo un preliminare, si sfila.  E tutto questo, quindi, per gestire 150 filiali in meno e 600 dipendenti in meno. Questo è il paese del bengodi. Addio Banca Popolare di Vicenza!".

N.B. Nell'audio che si ascolta nel mini video pubblicato si sente parlare un commentatore di una emittente radio dire: "non basta tagliare la testa di una piovra perchè i tentacoli smettano di muoversi...".

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.


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