Finirà come Vicenza? Con Atlante a prendersi sulle spalle tutta Montebelluna? Difficile dirlo oggi, ma il copione delle due ex Popolari venete è così sovrapponibile da far pensare che altre soluzioni non ce ne siano. Il film le vede a braccetto da sempre: crediti a go-go concessi in cambio di azioni iper-sopravvalutate per capitalizzare fittiziamente le banche; sofferenze altissime nascoste per anni sotto il tappeto e quelle valutazioni così irrealistiche da sembrare, non solo oggi, grottesche. Il film di ieri è anche quello odierno. Soci storici di fatto azzerati per entrambe, con un falò di risparmio investito nelle banche del duo Zonin-Consoli pari a oltre 10 miliardi bruciati in un poco più di un anno. E ancora nessun interesse da parte di nessuna singola banca ad accollarsi il peso del salvataggio delle due consorelle di territorio. Comprensibile?
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Nelle considerazioni finali il governatore assolve la vigilanza per i crac di Etruria & c. E chiede una moratoria sulle regole UE che impediscono gli aiuti di stato
Dal "siamo umani, non infallibili" al "siamo aperti alle critiche costruttive". Maggio 2016 è il mese della auto-assoluzione delle autorità di vigilanza. Dopo Giuseppe Vegas, capo della Consob, tocca a Ignazio Visco. Le considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia erano molto attese. A novembre 2015 lo sgangherato salvataggio di 4 banche (Etruria, Marche, Carife e CariChieti) e poi il dissesto delle popolari venete ha vaporizzato 13 miliardi di euro in mano a 300 mila risparmiatori. Le attese, però, restano deluse: Bankitalia evita autocritiche, nega la fragilità del settore ma anche la crisi di credibilità che ha avvolto l'istituto.
«Stiamo ricostruendo l'ordine delle vostre richieste che non sono state evase, molti soci hanno lamentato la mancata esecuzione degli ordini di vendita delle azioni: chi è stato scavalcato sarà adeguatamente risarcito». La denuncia per falso ideologico, scrive il quotidiano locale, presentata da 14 azionisti della Banca Popolare di Vicenza tramite l'avvocato Renato Bertelle contro il notaio Francesca Boschetti per falso ideologico si basa su quella frase dell'Ad Francesco Iorio nell'assemblea del 5 marzo in cui la pronunciò, sostengono gli azionisti, senza che poi venisse riportata nella sintesi verbalizzata dal notaio, in cui "non si troverebbe cenno alla promessa di Iorio ma solo una generica disponibilità ad aprire tavoli". Ma la frase realmente pronunciata da Iorio è ben più precisa e impegnativa, di quella riportata prima, come siamo in grado di documentare in esclusiva assoluta nel video che qui vi proponiamo.
Ubi si è fatta da parte, Bper resta della partita ma ora che l’interlocutore è Atlante (e non più il tandem Ambrosini-Carrus) sembrano ridursi le possibilità di trovare un accordo in extremis per un matrimonio desiderato da sempre ma assai oneroso, complicato nei modi e - nel caso - molto accelerato nei tempi. È così che Vicenza, vale a dire un’aggregazione con la ex popolare con sede ad appena 50 chilometri da Montebelluna, ad oggi appare l’approdo naturale per Veneto Banca se il fondo di sistema uscirà dall’aumento con la maggioranza del capitale.
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Lunedì ore 22.32. Aggiornamento martedì ore 9.07. Se sono andate in porto solo il 3% delle azioni di responsabilità intraprese da autori di reati finanziari appare illuminante una annotazione di Stefano Righi (nella foto con Maurizio Crema del Gazzettino). In occasione di un "corso seminario", organizzato dall'Ordine dei Giornalisti del Veneto e tenuto il 17 maggio scorso a Padova davanti a 110 colleghi e alla presenza di un altro relatore d'eccezione, Renzo Simonato, direttore generale Nordest Intesa San Paolo, la nota firma del Corriere Economia nonchè autore del libro "Il grande imbroglio", da noi presentato a Vicenza, ha dichiarato: "Il motivo per cui certe indagini fanno fatica ad andare avanti è che per i reati finanziari servono competenze specifiche che non sono presenti nella gran parte delle procure d'Italia. L'unica veramente ferrata al riguardo è quella di Milano".
Renzo Simonato, direttore generale Nordest Intesa San Paolo - See more at: http://www.ordinegiornalisti.veneto.it/index.php?option=com_content&view=article&id=537:formazione-programma-settembre-ottobre-2015&catid=6:scuola-buzzati&Itemid=25#sthash.hibZq7wN.dpuf
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«Il 7 luglio il fondo Atlante prende possesso della BPVi con assemblea e nomina del Cda. Intanto cambia il revisore con addio a KPMG», così titolavamo giovedì 26 maggio scorso la nota ufficiale appena diffusa dalla Banca Popolare di Vicenza a trazione Atlante. Nel titolo, al di là della informazione di cronaca sulla data dell'assemblea, sottolineavamo subito la vera notizia che era l'inserimento nell'ordine del giorno di questo punto: "proposta di risoluzione consensuale anticipata dell'incarico di revisione legale dei conti in essere con la società KPMG S.p.A. ...". La KPMG è la prima vera testa fondamentale del "sistema Zonin" che fa saltare, con preannuncio tempestivo, il Fondo Atlante che decide di fare a meno della società che durante tutto il ventennio del re delle, sue, vigne aveva "rivisto" i conti.
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Anche ieri, all'assemblea a Schio dei militanti che puntano alla rinascita del Partito Comunista Italiano, vari esponendi storici ma anche alcuni giovani, non si percepiva la piena consapevolezza del dramma economico e sociale che ha colpito le decine di migliaia di soci vicentini della Banca Popolare di Vicenza e, in meno ma sempre tanti, della Veneto Banca e che farà del male enorme per anni alle attività locali con tutti i problemi indotti che creeranno i flop dei due Istituti veneti, gestiti con una enorme superficialità se non, e sarebbe ora che la magistatura accelerasse, con dolo da Gianni Zonin, Vincenzo Consoli & c. Un'analisi numerica attendibile conferma precedenti valutazioni, che quantizzavano in 20 miliardi, una manovra finanzaria, il danno subito, per non parlare di quello subendo.
L'intervista esclusiva a Stefano Righi, firma a Milano del Corriere Economia e autore de Il Grande Imbroglio, che abbiamo presentato ai Chiostri di S. Corona, giornalista orgogliosamente padovano e con una profonda conoscenza del Veneto e di Vicenza in particolare, dove ha collaborato con La Nuova Vicenza durante l'epoca d'oro di Paolo Madron e della concorrenza, vivifica ma ormai di fatto cessata, fra varie testate, ci permette di dare uno sguardo disincantato al presente di questo territorio e, soprattutto, al suo futuro. Questo, comunque, bene o male, arriverà e andrà gestito dopo lo sfascio, finanziario e sociale, delle sue due ex Popolari, la BPVi e la Veneto Banca senza tenere conto che anche il veronese Banco Popolare si allontanerà probabilmente, con la sua testa decisionale verso Milano dopo la fusione annunciata con la BPM.
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Banca Popolare di Vicenza rende noto che l'Assemblea straordinaria e ordinaria degli Azionisti di Banca Popolare di Vicenza Società per Azioni è convocata, in unica convocazione, per il giorno giovedì 7 luglio 2016 alle ore 9.00 presso i locali dell'Ente Fiera di Vicenza, in Viale dell'Oreficeria n. 16, Vicenza, per discutere del seguente ordine del giorno in parte straordinaria: approvazione della proposta di modifica dello statuto sociale con riferimento agli articoli: 4 (Capitale Sociale), 12 (Convocazione delle Assemblee), 13 (Intervento all'Assemblea e rappresentanza), 15 (Costituzione e validità delle deliberazioni dell'Assemblea), 18 (Composizione, nomina e revoca del Consiglio di Amministrazione), 19 (Nomina del Consiglio di Amministrazione) e 31 (Nomina del Collegio sindacale); eliminazione delle "Norme Transitorie". Delibere inerenti e conseguenti, conferimento dei relativi poteri.
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«L'uscita. Il capo della seconda banca italiana rimette il suo mandato. Pesa la maldestra operazione veneta, ma anche le difficoltà del gruppo. Scelte sbagliate ereditate dall'espansione dell'era profumo». In quessto sommario dell'interessante articolo di Stefano Feltri e Salvatore Gaziano sul Il Fatto Quotidiano è sintetizzata l'ipotesi sommessamente avanzata su questo mezzo: il Fondo Atlante è stato messo su, in fretta e furia, dal sistema Italia (leggasi Governo e vertici finanziari) non per salvare la Banca Popolare di Vicenza, che altrimenti sarebbe stata lasciata al suo destino o a una fine peggiore dell'attuale, ma per evitare che nel gorgo finisse Unicredit, che ha usato la "leva" del possibile default (ora lo chiamano "risoluzione") della BPVi per convincere chi di dovere al grande passo.
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