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Achille "quattropoltrone" Variati invita Mion a parlare della BPVi per lavarsi il viso. Dopo il teatro semideserto sala comunale pubblica vuota rifiuta di nuovo sue bugie: si dimetta!

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 5 Dicembre 2016 alle 22:15 | 2 commenti

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Abbiamo detto qualcosa a caldo sull'incontro di Gianni Mion, presidente della nuova Banca Popolare di Vicenza che non può prescindere dalla vecchia BPVi, con la giunta di Achille Variati (presenti pochi assessori), i consiglieri comunali (assente forse, da uno sguardo in sala, solo Michele Dalla Negra) e il rappresentante scelto dai Confidi per spendere i 5 minuti concessi, mentre non ci sono per gli stessi 5 minuti il rappresentante unico dei sindacati dei bancari e quello, altrettanto unico, delle Associazioni dei soci truffati. Se lo speaker ufficiale, assente il presidente del Consiglio comunale Federico Formisano in Usa per radiosi motivi familiari (diventerà bis-nonno, auguri!), ha imputato le assenze all'incapacità di sindacati e associazioni di inviduare un delegato unico (a Vicenza di unico non c'è solo il... quotidiano) siamo certi che questo non sia vero per le associazioni dei soci e lo dimostrano le comunicazioni di rifiuto dell'incontro girate a chi l'ha organizzato nello stile del convegno burla targato Variati & Bertelle.

Il secondo flop della seconda rappresentazione teatrale messa in scena da chi, Jacopo Bulgarini d'Elci ha detto "tutta la vecchia politica"), per anni non ha visto quel che succedeva in via Btg. Framarin per opera degli uomini di Gianni Zonin (male) o ha fatto finta di non vedere (peggio) è testimoniato dalla sala vuota predisposta per accogliere il pubblico di quelli che con la loro assenza totale hanno inferto un secondo schiaffo a chi pensa di lavarsi il viso riempiendo poltrone con povera gente che, invece, è stanca se non scandalizzata di quelle in cui ancora siede sussiegosamente il "QuattroPoltrone" Achille Variati.

Costui con le sue bugie, domani ne riveleremo altre, ha perso definitivamente il contatto con la realtà e per due volte (troppa autostima o vecchiaia politica o entrambe?) è stato incapace anche di prevedere quante sedie servissero per l'autocelebrazione postuma del suo amore virtuale per Vicenza (in teatro più di 600 su 900 erano vuote, nella sala comunale tutte erano inutili e sono costate solo ore di lavoro dei dipendenti).

Lui ideatore del Parco della Pace, che ci costerà un occhio della testa quando non è capace neanche di far usare in santa pace Campo Marzo; lui promoter di stazioni per la Tic Tac Tav, che aggiungeranno altro cemento alla faccia dei proclami sul bello e pro Unesco; lui custode dei fatti di Borgo Berga, con un direttore generale indagato su cui nulla più si sa ma che rimane "rattescamente" al suo posto; lui che ha inventato il termine "compensazioni", confondendolo con quello dei "compensi" ai suoi amici nei cda di turno; lui che ha messo su l'affare del secolo, per Rimini, di prima gestire male e poi svendere la Fiera di Vicenza; lui che promette più tangenziali delle tangenti pagate dal costruttore comunale di fiducia...; lui, Achille Variati, ha fatto, insomma, il suo tempo purtroppo a scapito anche del poco tempo buono che rimane a migliaia di concittadini e concittadine, che, anche se avrebbero poturo apprezzare le belle parole di Mion, non avranno di che vivere (meglio o alla meno peggio) visto che il nuovo presidente, mettiamoci l'anima in pace, deve salvare i soci, ma non i vecchi bensì i nuovi, quelli che in Atlante hanno messo i soldi che già, lo ha ripetuto stasera, non bastano a salvare quello sfascio di gestione zoniniana condotta "senza la cura del buon padre di famiglia".

Ha fatto il suo tempo il primo cittadino nonchè "occupante" di altre tre poltrone danneggiando la città che gli abbiamo affidato (sì, purtroppo anche io nel 2008 e non mi consola aver fatto il possibile nel 2013 per non riconsegnargliela) ma ancora oggi organizza teatrini senza lo stile e la dignità di Matteo Renzi: costui, il primo ministro, ha perso il consenso al referendum e, almeno, si è messo da parte, mentre Achille Variati sta sfidando l'ira dei suoi concittadini pretendendo addirittura comprensione per il suo non aver fatto quel che poteva e doveva fare con i suoi "amici" della BPVi.

Chi tratta da stupidi creduloni delle sue incredibili favole i suoi concittadini non può essere il primo di loro, ma si metta in fila dietro, molto indietro l'ultimo e ringrazi il cielo che le 600 poltrone del Teatro Comunale e tutte le sedie della sala comunale di stasera siano rimaste vuote.

Piene, potrebbero essere un rischio per lui e un lavoro vero per il vice questore aggiunto della Digos, Nevio Di Vincenzo, anche stasera impegnato a perdere tempo nel vuoto di Palazzo Trissino, fisico e ideale, fatte salve alcune eccezioni per le quali vi rinviamo a domani, invece che a occuparsi dei cittadini o a dedicarne un po' al meritato riposo.

E poi noi preferiremmo raccontare e commentare subito quello che hanno detto stasera Gianni Mion e i presenti (pochi suoi assessori anche, glielo ricordiamo) invece che continuare a occuparci all'infinito delle sue, di Variati, bugie e dei suoi maldestri tentativi di irretire ancora una volta una città e un'area distrutte da quei politici, lui in testa, contro cui si è lanciato anche il sui fido Bulgarini e a cui rivolgiamo l'invito a seguire il suo esempio se mai lui glielo desse: Achille Variati ridia alla politica degli ideali almeno una parte di quello, troppo, che dalla politica come professione ha preso e si dimetta!


Commenti

Inviato Martedi 6 Dicembre 2016 alle 07:44

La stagione Variati è alla fine, meno male!
Inviato Martedi 6 Dicembre 2016 alle 15:10

direttore, la d è minuscola per scelta, davvero esagerato il suo livore...
davvero infondate le sue critiche, che forse sono semplicemente gratuite cattiverie.
davvero smodato il suo astio.
tutto ciò non fa che il gioco di Variati. così facendo si dimostra poco credibile. le suggerisco un "nom de plume" per quando viene preso da questo raptus.... L'incredibile GianCovy... si firmi così, viene meglio.
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