Per molte associazioni dei consumatori, che tutelano i risparmiatori delle banche venete, ci sono state fin troppe "distrazioni" da parte delle autorità , che avrebbero dovuto controllare la gestione e i bilanci delle banche risolte, ed in particolare della Banca Popolare di Vicenza, ora in liquidazione coatta amministrativa. In questi giorni, dopo il "teatrino" avvenuto presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, con il giochetto dello "scarica barile" degli obblighi di vigilanza e controllo, sono emersi concreti sospetti, sulle eventuali responsabilità dei controllori degli istituti di credito, nello specifico della Consob, di Bankitalia e del "colosso" KPMG, multinazionale olandese, che è tra le quattro società di revisione, che al mondo si spartiscono la grande parte del mercato.
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Carlo De Benedetti a gennaio 2015, dopo essere stato abitualmente a colloquio con Panetta (Vice DG di Bankitalia) ed a "colazione con Renzi", questo è testualmente quanto dichiarato dall'imprenditore alla Consob), impartiva l'ordine di acquisto di un basket di azioni di banche popolari con l'accortezza di evitare quelle della Banca Popolare di Vicenza. Ma ancor prima una Bcc vicentina (la Cassa Rurale ed Artigiana di Brendola), nel suo periodico informativo destinato ai propri soci e clienti (molte Bcc usano una siffatta formula di dialogo con la propria compagine sociale), nel 2014 aveva apertamente sconsigliato di partecipare all'aumento di capitale della Popolare di Vicenza di 900 milioni di euro, all'epoca in corso.
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Nelle varie audizioni alla commissione bicamerale di inchiesta, trasmesse in diretta web tv, abbiamo tutti assistito ad un valzer di autoassoluzioni, dopo un primo round in cui sono volati gli stracci tra Banca d'Italia e Consob proprio sulla vicenda dei controlli sulle banche venete, finite a giugno 2017 in LCA (leggasi fallimento). Dopo questa parentesi, in ogni caso poco edificante, tutti i vigilantes del sistema bancario chiamati in audizione hanno reso testimonianze avanti la Commissione di Inchiesta sulle banche dichiarando come in realtà avessero svolto il compito loro affidato facendo tutto quanto era nelle rispettive competenze, riconoscendo talvolta qualche difetto di comunicazione tra le Authority e scaricando le colpe maggiori sulla novellata normativa voluta dall'Europa.
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Ci sono ancora sei mesi, fino al 30 giugno 2018, per liquidare tutte le attività e società delle ex popolari venete non rilevate da Intesa SanPaolo. Esiste infatti, riferiscono fonti autorevoli, un secondo documento ufficiale della DgComp che dà più fiato ai liquidatori di BPVi e Veneto Banca. Un atto formale, validato anche da Bankitalia, che sposta di sei mesi la data perentoria contenuta nell'allegato `B" inserito tra gli atti del «contratto di cessione d'azienda» firmato all'alba del 26 giugno 2017, nello studio milanese dell'avvocato Carlo Pedersoli, dai liquidatori di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca per la cessione a Intesa delle parti buone al costo di 1 euro.
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È il veneto Alberto Artoni ("faccio l'ingegnere edile come seconda professione, la prima è quella di socio truffato dalle banche venete") ad annunciarci in anteprima assoluta che è nato con sede a Roma, il Movimento Risparmiatori Traditi, il primo partito che vuol raccogliere intorno a sè i soci delle banche fallite, in un modo e nell'altro. Per il sessantatreenne professionista ("anche l'edilizia soffre dei crac bancari"), nato a Piove di Sacco "il Movimento si estenderà dal nord al centro fino al sud, perchè ad essere stati truffati sono tutti, in tutta l'Italia".Â
Roma, servizio dal nostro inviato. Cresce il numero di richieste di costituzione di parte civile nel procedimento per il crac di Veneto Banca. Alle circa quattro mila già depositate in precedenza, oggi se ne è aggiunto un altro numero consistente in via di quantificazione. Alla fine il numero potrebbe crescere ancora di una o due migliaia. Anche durante la seduta di oggi, nell'aula "Occorsio" della Corte d'Assise, al piano terra dell'edificio A di piazzale Clodio, il Gup Lorenzo Ferri ha dovuto limitarsi a gestire l'afflusso di tali richieste, materialmente affidato ai cancellieri.
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Le risposte di Gianni Zonin davanti alla commissione parlamentare si possono sintetizzare in questo: lui era un presidente ignorante, nel senso che ignorava quasi tutto ciò che accadeva nella sua banca, la Banca Popolare di Vicenza, ignorava perfino quello che molti sapevano anche all’esterno della sua Popolare. Operazioni baciate, assunzioni di raccomandati o di illustri pensionati, assunzioni strumentali di uomini ex Bankitalia o GdF, concessione di finanziamenti anche elevatissimi senza le dovute garanzie, ecc., erano tutte cose che venivano decise in altri ambiti dai quali lui era escluso (nello sfondo della foto d'archivio una scritta e immagini premonitrici: "Dimmi chi sei" e... carabinieri, ndr).
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Pubblicato alle 18.30, aggiornato con video integrale alle 22.54. Oltre alla solita Maria Elena Boschi spunta la new entry Berlusconi "garante" per un prestito a Denis Verdini (qui video integrale)
Roma, servizio chiuso alle 19.42. Due audizioni, quella degli ex amministratori delegati di Banca intermobiliare Pietro D'Aguì e soprattutto quella dell'Ad di di Veneto BancaVincenzo Consoli, ammesse con scetticismo per la loro condizione di indagati, irrompono con forza nello scenario storico dei fatti che a fatica la commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche sta cercando di ricostruire e piazzano potenti mine sulla credibilità di figure in teoria insospettabili.
Ad un certo punto il cancelliere accetta l'ultimo avvocato in fila e dice stop. Completata oggi la deposizione delle richieste di costituzione di parte civile nella terza delle tre sedute della prima settimana, dedicata di fatto a questo unico adempimento, dell'udienza preliminare per il crac della Banca Popolare di Vicenza. Oggi le misure di sicurezza, disposte intorno al Tribunale di Borgo Berga, sono apparse meno stringenti, grazie alla buona prova, nelle prime due giornate, data dalle procedure di identificazione e perquisizione nei punti di accesso e dal collaudo che hanno potuto farne gli operatori addetti.
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Ieri, 13 dicembre, è stato audito il Cav. Gianni Zonin (nella foto di archivio cuol suo legale Enrico Ambrosetti), Presidente di Banca Popolare di Vicenza ininterrottamente dal 1996 al novembre 2015, per molti il vero e proprio dominus della banca. Una testimonianza molto ermetica, di fatto inutile essendo piena di "non so, non ricordo, non avevo i poteri, in CdA venivano portate in delibera solo pratiche superiori ai 50 milioni e le assunzioni dei dipendenti col grado minimo di dirigente...". La figura professionale di Giannandrea Falchi, già segretario particolare del Direttorio di Bankitalia sin dall'era di Mario Draghi, era stata suggerita a Zonin da un rappresentante delle Istituzioni, se non un diplomatico americano di rango...