«Ci sono stati momenti in cui tanto la Banca Popolare di Vicenza quanto Veneto Banca hanno avuto problemi di liquidità . La perdita repentina di raccolta e i contemporanei impegni finanziari hanno fatto scendere l'indice Lcr (Liquidity coverage ratio), che misura, appunto, il rischio di liquidità delle banche, sotto i livelli previsti dalla Bce. Parte dei 150 miliardi di garanzia pubblica che la Commissione europea ha concesso di stanziare al governo italiano sarebbe servita per fronteggiare i problemi legati alle difficoltà di ottenere i finanziamenti necessari per ripristinare i livelli minimi. Di qui a dire, però, che le due ex popolari venete si sarebbero potute salvare anche senza il pronto soccorso del fondo Atlante, ce ne corre»: e ce ne corre più di tanto perchè quello che ha scritto Marino di Thiene, Smiderle per gli amici della BPVi, sul quotidiano confindustriale locale parte da un'informazione ancora una volta data ai suoi lettori in maniera così errata da farci chiedere al collega "smidorlato" se c'è o ci fa...
Se nell'inchiesta su Banca Nuova, al 100% di Banca Popolare di Vicenza, è stato coinvolto anche "l'ex procuratore di Palermo, Francesco Messineo, chiamato durante le indagini da Maiolini per avere informazioni sull'indagine in corso" (nel frattempo l'ex dg Maiolini è stato condannato a 8 mesi mentre tre anni e tre mesi sono stati chiesti per Marino Breganze presidente dell'istituto siculo con l'ignaro Luciano Vescovi suo fedele vice ora "eletto" presidente di Confindustria Vicenza) di ben altro tenore appare il comportamento finora tenuto dal Procuratore Capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, che col suo pool di Pm sta conducendo l'attività investigativa su quello che definisce «un disegno spasmodico» della BPVi «per piazzare illecitamente più azioni possibili così da poter resistere agli stress-test previsti dalla Banca centrale europea».
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In merito alle cause intentate contro la validità dei finanziamenti concessi dalla Banca Popolare di Vicenza dei tempi di Gianni Zonin & c. ai clienti perchè a fronte di un "prestito" maggiore del richiesto comprassero a 62,50 euro azioni poi diventate carta straccia, registriamo l'intervento "diabolicamente perseverante" di un'altra carta, quella stampata vicentina, che "piange" la sentenza di un giudice di Venezia che dà ragione ai clienti, dopo aver supportato per anni gli inviti truffaldini a sottoscrivere fatti e diffusi dal Cda di cui faceva parte dal 2003 il rappresentante della sua proprietà , quel Giuseppe Zigliotto presidente di Confindustria ora indagato insieme al presidente di tutti i presidenti vicentini, Gianni Zonin.
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Scrive Walter Gabbiati su la Repubblica di oggi, 17 giugno, che secondo "l'ispezione della Banca centrale europea (sulla Banca Popolare di Vicenza, ndr), condotta tra il 26 febbraio e il 3 luglio 2015 e conclusasi con una relazione di 103 pagine che non lascia scampo agli ex vertici della Banca" sono "ben 58mila azionisti, tra vecchi e nuovi", sui 118.000 totali, quelli che "non risultano in linea con le normative Mifid, la direttiva europea (Market in Financial Instruments directive) che, tra le altre cose, impone di classificare i clienti in modo adeguato per fornire loro servizi finanziari appropriati...". E oggi tutti i media nazionali mettono in copertina Vicenza, che tra l'altro rischia che l'Unesco la cancelli dall'elenco dei suoi "tesori" a causa del cemento che l'ha sommersa durante le ultime amministrazioni e per le opere previste per l'Alta Capacità , anche per il primo (e speriamo ultimo) suicida "da BPVi" che fa parte di quei 58.000 "indotti in errore".
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"Noi che credevamo nella BPVi" sabato ha riempito davanti ai suoi esperti i due piani del teatro del Patronato Leone XIII, e fuori c'era gente ad ascoltare, e domani vi riproporremo i video integrali della mattinata. Stasera per descriverla vi proporremo a seguire l'articolo del collega Simone Savoia de Il Giornale, che è venuto fon qui, lui sì, da Milano per seguire questi soci battaglieri ma anche fin troppo tranquilli. Ma non abbastanza anestetizzzati da meritare l'attenzione della carta stampata locale che li ignora, relegandoli, fa notare il loro "conducator" Luigi Ugone, in due righe in un riguadro dedicato alle lagnanze del Movimento 5 Stelle, come se l'associazione, totalmente apartitica, fosse una sua emanazione.
Da anni non facevamo il nome di Ario Gervasutti, il direttore del locale giornale degli industriali (comunemente noto a un sempre minor numero di lettori come Il Giornale di Vicenza). Non lo prendevamo più direttamente di mira, noi direttorini di paese, pubblicisti semi volontari (anche se i nostri lettori crescono a dismisura) e non professionisti super pagati come lui (per far diminuire le copie del giornale nonostante i piani industriali alla Francesco Iorio?). Noi, a cui arrivano costantemente minacce, denunce e richieste di danni intimidatorie da parte di suoi affezionati lettori (due nomi, ad esempio, su tutti come Gianni Zonin ed Elena Donazzan), non lo identificavamo più come responsabile della crescente disinformazione promossa dal suo foglio ben foraggiato anche da aziende pubbliche e istituzioni.
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Vi proponiamo integralmente un intervento inviato ai quotidiani veneti, finalmente realistico e, speriamo, sincero, di Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto e già presidente per due mandati di quella di Vicenza, sulle crisi di BPVi e Veneto banca e sulle resposabilità del sistema veneto, troppo spesso propenso a nascondersi dietro trame non sempre probabili. "Un nuovo rapporto di fiducia tra banche, imprese e famiglie" lo titola il Gdv, che, però, pare non ne sappia trarre profitto nell'editoriale del suo direttore, e "Crisi, errori e patrimoni perduti, ripartiamo da un tavolo sul credito" è, invece il titolo molto più centrato con cui Il Corriere del Veneto lo propone ai suoi lettori. E noi ve lo giriamo condividendone lo spirito per poi verificare i fatti che ne conseguiranno.
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Ma quanto sono composti questi vicentini? C'è da imparare dai vicentini, e dai veneti in generale, su come affrontare questioni anche gravi che riguardano la loro salute e il loro patrimonio economico; questi nostri concittadini potrebbero dare lezioni di compostezza a tutti gli italiani e in particolare, ad esempio, ai campani, quei piagnoni che denunciano i camorristi che hanno interrato rifiuti tossici nei loro territori, ai pugliesi, che si sono lamentati fin troppo delle morti di tumore causate dalle polveri dell'Ilva, a toscani e marchigiani, che rompono le scatole per pochi risparmi andati in fumo, persino ai siciliani che per una installazione satellitare americana nei pressi di Niscemi hanno sollevato un gran polverone che ancora si arrovella tra procure e tribunali.
Egregio Dr Iorio, è in corso l'aumento di capitale sociale, essenziale per il proseguimento di quel che resta della attività della (fu)Banca Popolare di Vicenza. Al di là della evidente inadeguatezza delle sue azioni, infinitamente inferiori alle dichiarazioni, tenuto conto del mostruoso flop della raccolta, le pongo due domande, più una finale su lei stesso immaginandola sulla via del ritorno a casa sulla sua auto di rappresentanza o sulla BMW 730 aziendale parcheggiata fino a poco fa davanti al suo regno in disfacimento. Temiamo che non risponderà a queste tre domande, come non ha risposto alle nostre precedenti dieci.
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